Nella ricorrenza di San Michele Arcangelo Polizia di Stato e Corpo della Gendarmeria Vaticana hanno stretto un gemellaggio festeggiando insieme per la prima volta il loro Santo Patrono. Nella chiesa di Santa Maria della Famiglia presso il Governatorato della Città del Vaticano, il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha celebrato una messa alla presenza del Ministro dell'Interno, Marco Minniti, del Capo della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani, e del Capo della Polizia, Franco Gabrielli. Dopo la celebrazione, ai piedi della statua di San Michele Arcangelo, realizzata dall’artista Antonio Lomuscio ed inaugurata nel luglio del 2013 da Papa Francesco alla presenza del Papa emerito, Benedetto XVI, la Banda Musicale della Polizia e quella della Gendarmeria hanno eseguito un breve concerto.
Esemplare collaborazione
Nella sua omelia il segretario di Stato ha ringraziato agenti e gendarmi a nome del Papa e ha sottolineato “l’esemplare collaborazione e sinergia con cui procedete, fattore indispensabile per il buon esito della vostra missione”. “La sicurezza – ha aggiunto – è un bene inestimabile che si costruisce mediante un incessante lavoro di squadra, nella fattiva ed intelligente collaborazione di tutti. Esso è il risultato di una costante e prudente azione, tanto più efficace quanto più è discreta e capillare. Vi esorto perciò ad allenare non solo il corpo per le esigenze operative delle vostre mansioni e la mente per la comprensione dei fenomeni umani e naturali, ma anche lo spirito, per essere sempre bene equipaggiati di fronte alle difficoltà e agli imprevisti”. Riflettendo sugli angeli, il cardinale ha ribadito che “è certo appropriato che San Michele, Principe delle milizie celesti, sia il vostro protettore. In ogni epoca, compresa quella in cui ci è dato di vivere, si manifestano infatti opportunità e sfide, notevoli realizzazioni miste a difficoltà e pericoli. E' sufficiente sfogliare un quotidiano o ascoltare un notiziario per prendere visione delle brillanti acquisizioni contemporanee, ma anche della violenza di singoli o di gruppi organizzati, che, nella loro disperazione e prepotenza, commettono gesti di inaudita ferocia“.
Chi come Dio?
“Michele – ha spiegato il porporato – significa 'Chi come Dio ?'. Michele, con il suo stesso nome, ci interpella a rispondere a questa domanda. Nessuno è come Dio, nessuno è buono come Lui perché Egli è pura bontà, nessuno è potente come Lui, perché Egli è il creatore di tutto quanto esiste, nessuno è misericordioso quanto Lui, perché Egli è il nostro Redentore. Nessuno ci vuole bene come Lui perché Egli è morto sulla croce per ciascuno di noi. Nessuno ci conosce tanto profondamente quanto Lui”. Perciò “Nessuno può paragonarsi a Dio, usurpandone la funzione. Chiunque lo fa ne deturpa il vero volto e, invece di liberarci e innalzarci, ci assoggetta a una dura schiavitù, invece della gioia e della luce che ci procura il buono, il vero e il bello, ci porta il buio della disarmonia, dell’inganno e della perfidia. La bramosia del potere, del piacere, del denaro, della fama ad ogni costo, la ricerca fatua del divertimento e la connessa fuga da ogni responsabilità, non conduce alla felicità, non fa vivere in armonia con sé stessi, né approdare ad un porto tranquillo, non costruisce relazioni fraterne e solide, ma produce frustrazione, disillusione, violenza e fa crescere ipocrisie, meschinerie e vuoto interiore”.
Il ricordo del Venezuela
Parolin ha concluso con un ricordo della sua esperienza da nunzio: “In Venezuela cantavamo una canzone che a me piaceva tanto e diceva: 'Se senti un fruscio e non sai che cos’è, è un Angelo che sta arrivando anche se tu non lo vedi, per avvicinare le nostre orazioni al Signore … Sì, gli Angeli volano in questo luogo, in mezzo a tutti noi e sopra l’altare, con le mani piene di benedizioni'”.