Sono passati trent’anni dal crollo del muro di Berlino, eppure un pezzo di cortina di ferro persiste contro ogni ragione storica tra il mar dei Caraibi, il golfo del Messico e l'oceano Atlantico. E nell’isola provata da mezzo secolo di dittatura, un arcivescovo divenuto simbolo di resistenza al castrismo riceve la porpora come riconoscimento per la sua eroica testimonianza di coerenza e fedeltà al Vangelo. Monsignor Juan de la Caridad García Rodríguez, arcivescovo di San Cristóbal de la Habana, è nato a Camagüey nel 1948. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel seminario di “San Basilio de El Cobre” e nel seminario maggiore “San Carlos y San Ambrosio” di La Habana. È stato ordinato sacerdote nel 1972. Ha esercitato dapprima il ministero sacerdotale nella parrocchia di Morón ed in quella di Ciego de Avila. È stato quindi parroco di Jatibonico e di Morón e vicario per la pastorale dell'allora Vicaria di Ciego-Morón. Nel 1989 è stato nominato parroco di Florida. È stato anche fondatore e direttore della Scuola per missionari della diocesi di Camagüey. È stato nominato vescovo titolare di Gummi di Proconsolare e ausiliare di Camagüey nel marzo 1997, ed ha ricevuto l'ordinazione episcopale tre mesi dopo. Nel 2002 è stato nominato arcivescovo di Camagüey.
Contro il conformismo di regime
Tre anni fa papa Jorge Mario Bergoglio lo ha promosso della diocesi di Camagüey alla cattedra di San Cristóbal de La Habana per sostituire il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, che aveva rinunciato al governo pastorale per raggiunti limiti di età. “Grande elettore di Jorge Mario Bergoglio (che proprio a lui donò gli appunti che aveva preparato per il suo determinante intervento nelle Congregazioni Generali che precedettero il Conclave) il cardinale Ortega era alla guida dell'arcidiocesi dell'Avana da 35 anni e vi è rimasto quasi fino a 80 anni – riferisce Avvenire -. Il Papa ha voluto riconoscergli i tanti meriti che ha lasciandolo in carica quasi 5 anni oltre il limite dei 75 ed in effetti è stato un vero padre della Patria oltre che difensore della Chiesa locale”. Il cardinale Ortega ha accolto nell'isola caraibica ben tre Papi come arcivescovo dell'Avana: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. “Ha vissuto anni difficili: come sacerdote è stato internato in un campo di lavoro nel 1966, ma non ha mai rinunciato allo spirito del dialogo, dando il suo contributo al disgelo tra Cuba e Stati Uniti – sottolinea il quotidiano dei vescovi -. Ha promosso l'impegno dei laici cattolici, soprattutto dei giovani, in un tempo in cui la Chiesa aveva poche possibilità di movimento. Ha creato nuove parrocchie, ricostruito oltre quaranta chiese, ha avviato la Caritas cubana e ha lavorato per le vocazioni al sacerdozio. Il bollettino mensile arcidiocesano “Aquì la Iglesia”, da lui promosso, è stato uno dei primi fogli cattolici nella Cuba dei fratelli Castro”.
La gioia dell’episcopato
La Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (Cocc) ha espresso in una nota firmata dal presidente, monsignor Emilio Aranguren Echevvaría, vescovo di Holguin, e dal segretario generale, monsignor Juan de Dios Hernández Ruiz, vescovo di Pinar del Rio, “la grande gioia nel ricevere la notizia della creazione come cardinale della Santa Chiesa del nostro fratello arcivescovo dell’Avana”. Viene ripercorso il servizio episcopale del nuovo cardinale, iniziato nel 1997: inizialmente vescovo ausiliare di Camagüey, poi arcivescovo della stessa diocesi e arcivescovo dell’Avana. È stato presidente della Cocc e in quel ruolo ha partecipato all’assemblea generale dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida, nel 2007. Nel 2014 è stato delegato dei vescovi cubani al Sinodo sulla famiglia. “Fraternamente – scrivono i vescovi – riconosciamo in lui la sua testimonianza di vita come sacerdote di Gesù Cristo e pastore del suo gregge, il suo ardore e disposizione missionaria, la sua vicinanza semplice e umile per esprimere con gesti concreti il suo amore per i più poveri e bisognosi”. Proprio “questa è la ragione della nostra gioia e di conseguenza ringraziamo molto Papa Francesco per questo gesto verso il nostro fratello e, attraverso di lui, verso tutta la Chiesa cubana”.