Siamo chiamati ad operare sempre di più e sempre meglio perché la nostra gestione sia trasparente, perfettamente rispondente ai nostri principi e strettamente legata agli obiettivi dai quali le comunità cristiane con i loro vescovi intendono farsi guidare. Attraverso la fedeltà a questi principi ed obiettivi, oggi soprattutto, transita la nostra credibilità. Guai se la gestione delle risorse a nostra disposizione, soprattutto dei vari beni economici, non fosse coerente con l’annuncio cristiano che ci è proprio e divenisse addirittura motivo di scandalo!”. Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, aprendo oggi pomeriggio i lavori del convegno nazionale degli economi e direttori degli uffici amministrativi delle diocesi italiane, sul tema: “La gestione delle risorse alla luce delle nuove norme civili ed ecclesiali” in programma fino al 28 febbraio a Salerno. Un intervento via skype dopo che è risultato inutile ogni tentativo di raggiungere il capoluogo campano in treno a causa del maltempo.
“È vero – ha ammesso l'arcivescovo – che i responsabili dell’economia comunitaria devono fare quadrare i bilanci. Ma una comunità di credenti non può fondare la propria serenità sulle manovre degli economi e questi ultimi non devono chiudere uno e entrambi gli occhi su operazioni poco chiare o (Dio non voglia!) sconsiderate. La fecondità della nostra missione ha un solo fondamento; fondamento che deve continuamente spingere, come ci ricorda Papa Francesco, a 'ripensare l’economia'”. Per spiegare meglio questo concetto, mons. Galantino ha citato il colloquio di qualche giorno fa con un vescovo che, riferendosi a “splendidi edifici” che le realtà ecclesiali “non sono più in grado di gestire”, affermava: “Se non recuperiamo un supplemento di anima nella gestione dei nostri beni, rischiamo di morire schiacciati sotto mura e travi più o meno redditizie, con tutte le nostre buone intenzioni e con tutti i nostri lodevoli progetti”.
Richiamandosi al concetto di “Chiesa in uscita“, il segretario della Cei ha invitato gli economi delle diocesi italiane ad aiutare i “vostri vescovi, con fedeltà, spirito di sacrificio, ma anche, nel caso, richiamando la loro attenzione qualora vi accorgeste che qualcosa non sta andando per il verso giusto. Il denaro e i beni materiali servono” ha ricordato ancora mons. Galantino ma “solo il servizio quotidiano e la disponibilità verso gli altri, in primo luogo verso i poveri” li trasforma “in strumenti di evangelizzazione, oltre che di riscatto morale e sociale. Un doloroso susseguirsi di incidenti e perdite economiche da parte di realtà ecclesiali, oltre che un danno economico, possono intendersi anche come un pressante avvertimento a cambiare stile di vita. Con il Sommo Pontefice mi permetto di dire a noi tutti: ne siamo all’altezza? Voi economi avete precise responsabilità ma soprattutto grandi potenzialità in questo campo: esercitatele con passione e competenza, con lo stile di servizio ecclesiale che è caratteristico del vostro compito! Non scoraggiatevi! Ve ne saremo tutti riconoscenti!”.
L'arcivescovo ha anche ricordato la necessità di “una comunicazione sempre più trasparente e, per ciò stesso, più efficace” sulla gestione economica delle diocesi. “È importante – ha aggiunto – dare visibilità, non solo a ciò che viene realizzato, sia in campo caritativo che in campo pastorale, con i fondi dell’8×1000. E' importante anche che la stessa visibilità e quindi la stessa trasparenza riguardino i nostri bilanci, ai diversi livelli. E', tra l’altro, una forma di rispetto per la fiducia che tantissimi, non solo cattolici, mostrano di avere destinando l’8×1000 alla Chiesa cattolica. Una fiducia che merita gratitudine e rispetto soprattutto in presenza di qualche caso (raro per fortuna, e assolutamente non giustificabile!) in cui non vengono rispettate con chiarezza le finalità di destinazione dei fondi dell’8×1000″