“Vi incontrate tra queste mura non come estranei, ma come fratelli, capaci di darsi volentieri la mano, perché accomunati dall’amore per Cristo, fondamento della speranza e dell’impegno di ogni credente”. Lo ha detto Papa Francesco durante la liturgia officiata nella parrocchia di Ognissanti dove il 7 marzo 1965 Paolo VI celebrò per la prima volta la Messa secondo le norme stabilite dal Concilio Vaticano II. Il Pontefice ha spiegato che il gesto compiuto da Gesù quando scaccia i mercanti dal tempio indica “pulizia” e “purificazione”. “È il richiamo al culto autentico”, ha osservato, “che vale per ogni epoca e anche oggi per noi”. La liturgia, ha aggiunto, “non è una casa strana, là, lontana, e mentre si celebra io penso a tante cose, o prego il rosario”, ma è “sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede”. Pertanto è necessario che ci sia “sintonia tra ciò che la liturgia celebra e ciò che viviamo”.
L’atteggiamento di tanti cattolici, secondo il vescovo di Roma, è questo: “Ma, io, Signore, vado tutte le domeniche… tu non immischiarti nella mia vita, non disturbarmi”. Il tempo della Quaresima è favorevole per riscoprire il sacramento della penitenza e della riconciliazione “ci fa crescere nell’unione con Dio, ci fa riacquistare la gioia perduta e sperimentare la consolazione di sentirci personalmente accolti dall’abbraccio misericordioso del Padre”. Nella chiesa costruita da San Luigi Orione il Pontefice ha sottolineato che si può sperimentare “la potenza rigeneratrice della preghiera personale e comunitaria”, “l’ascolto della Parola di Dio, proclamata nell’assemblea liturgica” capace di sostenere il cristiano nel proprio cammino.