Uso manipolatorio dei dati personali, finalizzato a ottenere vantaggi su un piano economico o politico, senza il dovuto rispetto per la persona e dei suoi diritti; gruppi che alimentano nell'ambiente digitale un individualismo sfrenato, finendo talvolta per fomentare spirali d'odio; cyberbullismo e narcisismo. Sono questi alcuni dei mali di Internet, denunciati da Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali, reso noto oggi in occasione della festa di San francesco di Sales, patrono dei media.
Riflettere sulla metafora della rete
“Nella complessità di questo scenario può essere utile – suggerisce il Papa – tornare a riflettere sulla metafora della rete posta inizialmente a fondamento di Internet, per riscoprirne le potenzialità positive. La figura della rete ci invita a riflettere sulla molteplicità dei percorsi e dei nodi che ne assicurano la tenuta, in assenza di un centro, di una struttura di tipo gerarchico, di un'organizzazione di tipo verticale”. Secondo Francesco, “la rete funziona grazie alla compartecipazione di tutti gli elementi. Ricondotta alla dimensione antropologica, la metafora della rete richiama un'altra figura densa di significati: quella della comunità. Una comunità è tanto più forte quanto più è coesa e solidale, animata da sentimenti di fiducia e persegue obiettivi condivisi. La comunità come rete solidale richiede l'ascolto reciproco e il dialogo, basato sull'uso responsabile del linguaggio. E' a tutti evidente come, nello scenario attuale, la social network community non sia automaticamente sinonimo di comunità“. “Nei casi migliori – osserva il Papa – le community riescono a dare prova di coesione e solidarietà, ma spesso rimangono solo aggregati di individui che si riconoscono intorno a interessi o argomenti caratterizzati da legami deboli”.
“No alle menzogne, dite la verità sul prossimo”
“Bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo, perchè siamo membra gli uni degli altri”. Questa raccomandazione di San Paolo agli Efesini è ripetuta da Papa Francesco agli utenti e gestori dei Social Network. “E' chiaro che non basta moltiplicare le connessioni perchè aumenti anche la comprensione reciproca. Come ritrovare, dunque, la vera identità comunitaria nella consapevolezza della responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri anche nella rete online?”. “Questa realtà multiforme e insidiosa pone – scrive Francesco – diverse questioni di carattere etico, sociale, giuridico, politico, economico, e interpella anche la Chiesa. Mentre i governi cercano le vie di regolamentazione legale per salvare la visione originaria di una rete libera, aperta e sicura, tutti abbiamo la possibilita' e la responsabilità di favorirne un uso positivo”. Secondo Francesco, “l'obbligo di custodire la verità nasce dall'esigenza di non smentire la reciproca relazione di comunione. La verità infatti si rivela nella comunione. La menzogna invece è rifiuto egoistico di riconoscere la propria appartenenza al corpo; è rifiuto di donarsi agli altri, perdendo così l'unica via per trovare se stessi. La metafora del corpo e delle membra ci porta a riflettere sulla nostra identità, che è fondata sulla comunione e sull'alterità. Come cristiani ci riconosciamo tutti membra dell'unico corpo di cui Cristo è il capo. Questo ci aiuta a non vedere le persone come potenziali concorrenti, ma a considerare anche i nemici come persone. Non c'è più bisogno dell'avversario per auto-definirsi, perchè lo sguardo di inclusione che impariamo da Cristo ci fa scoprire l'alterità in modo nuovo, come parte integrante e condizione della relazione e della prossimità”. “Tale capacità di comprensione e di comunicazione tra le persone umane ha il suo fondamento – scrive Francesco – nella comunione di amore tra le Persone divine. Dio non è Solitudine, ma Comunione; è Amore, e perciò comunicazione, perchè l'amore sempre comunica, anzi comunica se stesso per incontrare l'altro. Per comunicare con noi e per comunicarsi a noi Dio si adatta al nostro linguaggio, stabilendo nella storia un vero e proprio dialogo con l'umanità”, conclude quindi Francesco per il quale “a maggior ragione noi cristiani siamo chiamati a manifestare quella comunione che segna la nostra identità di credenti. La fede stessa, infatti, è una relazione, un incontro; e sotto la spinta dell'amore di Dio noi possiamo comunicare, accogliere e comprendere il dono dell'altro e corrispondervi”.