Questa mattina Roma si è svegliata invasa gioiosamente da sessanta mila chierichetti provenienti da tutto il mondo che nel pomeriggio hanno avuto la possibilità di incontrare Papa Francesco. L'udienza papale costituisce la tappa più importante del pellegrinaggio promosso dal Coetus Internationalis Ministrantium e che ha visto ragazzi dai 13 ai 23 anni impegnati in preghiere comuni, celebrazioni liturgiche e momenti di riflessione e di svago.
L'udienza
Papa Francesco è arrivato alle 18 in punto percorrendo la parte iniziale di via della Conciliazione sulla tradizionale vettura bianca per poi raggiungere il palco in piazza san Pietro. Si sono viste bandiere di ben diciannove Paesi sventolare nelle strade attigue al Vaticano, quanti sono quelli da cui provengono i gruppi di pellegrini giunti a Roma per l'occasione. Salito sul palco, Bergoglio ha salutato con affetto il vescovo Ladislav Nemet, presidente del Cim, che ha accompagnato con le braccia il coro della folla dedicato al Santo Padre. Il Papa ha esordito esprimendo la sua gioia nel vedere così tanti partecipanti che hanno “adornato coi colori delle” loro bandiere piazza san Pietro e li ha elogiati per il coraggio di aver popolato le vie attigue già da mezzogiorno nonostante il caldo. “Sono pellegrino con voi – ha detto Francesco – siamo uniti nella fede in Gesù, siamo in cammino con Lui che è la nostra pace”. Tre ragazzi sono saliti sul palco ed hanno potuto salutare di persona il Santo Padre, donandogli le bandiere e i segni distintivi di questo pellegrinaggio.
Il colloquio con i ragazzi
Il papa ha poi risposto alle domande di alcuni chierichetti. “Con la Santa Messa chiediamo al Signore di dare pace e unità alla comunità della Chiesa – ha detto il Santo Padre rispondendo alla prima domanda – La pace è il dono che ci trasforma. Noi, come membro del suo Corpo, possiamo provare gli stessi sentimenti di Gesù, pensare come lui pensa e amare come lui ama. Chiediamoci più spesso cosa farebbe Gesù al nostro posto. Se facciamo questo porteremo la pace di Cristo ogni giorno e saremo costruttori e strumento di pace.” Per il papa, i giovani sono gli apostoli di oggi che sanno attirare gli altri a Gesù. In che modo? Francesco risponde che “non c'è bisogno di tante parole, sono più importanti i fatti, la vicinanza, il servizio, lo sguardo silenzioso davanti al Santissimo Sacramento. In questo modo fate sentire com'è bella la comunità dei credenti perché il Signore abita in mezzo a noi, fate sentire a loro com'è bello far parte della famiglia della Chiesa.” Bergoglio ha detto che i ministranti fanno “l'esperienza di Marta e Maria” e li ha incoraggiati ad impegnarsi nei “turni di servizio liturgico, nella vita parrocchiale e a stare in silenzio alla presenza del Signore”. Un “intreccio” – ha detto il papa – “di azione e contemplazione” che richiede di mettersi “umilmente davanti a Dio così come siamo,senza truccarci,senza travestirci. Con i pregi e i limiti, chiedendo a Lui come poterLo servire al meglio”.
'Non siamo figli unici'
Francesco ha ricordato ai chierichetti come “la strada della santità non è per i pigri”. “Ci vuole fatica – ha detto il Santo Padre – e bisogna seguire le opere di misericordia, una via impegnativa ma alla portata di tutti. Non ci vuole la laurea”. La strada per mantenere salda l'amicizia con Dio, dunque, richiede di domandarsi ogni giorno: “che cosa posso fare io oggi per venire incontro ai bisogni del mio prossimo. Non importa se sia amico o sconosciuto connazionale o straniero”. Bergoglio ha paragonato la fede all'aria che respiriamo, della cui importanza ci accorgiamo quando ci viene a mancare. “La fede – ha detto il papa – ci aiuta a cogliere il senso della vita: c'è qualcuno che ci ama infinitamente e questo qualcuno è Dio.” “Dio – ha continuato Francesco – vuole entrare in una relazione vitale con noi, vuole creare relazioni e noi siamo chiamati a fare altrettanto. Non possiamo credere in Dio e pensare di essere figli unici. Tutti siamo figli di Dio, siamo chiamati a formare la famiglia di Dio, cioè la Chiesa. E in questa famiglia il Signore nutre i suoi figli con la parola e i sacramenti.”
Preghiera e musica
Al colloquio è seguito poi il momento della preghiera con un intermezzo musicale. “Noi siamo chiamati alla pace. Se ci affidiamo a Dio, allora diventiamo strumenti di pace“, ha concluso il papa, benedicendo poi i ragazzi arrivati in pellegrinaggio e che faranno ritorno alle loro case con il ricordo di un'esperienza unica e spiritualmente indimenticabile.