“Si può predicare la Parola di Dio brillantemente: ci sono stati nella storia tanti bravi predicatori. Ma se questi predicatori non sono riusciti a seminare speranza, quella predica non serve. E’ vanità”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso della Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il successore di Pietro oggi ha commentato il passo del Vangelo in cui Gesù si avvicina a un corteo funebre resuscitando il figlio della vedova di Nain. Il Signore, ha affermato il Pontefice, non solo compie il miracolo, ma è vicino e riesce a capire il cuore della gente. “Quando Dio visita il suo popolo – ha soggiunto – gli è vicino, gli si avvicina e sente compassione: si commuove”. Il Creatore, ha proseguito, “è profondamente commosso, come lo è stato davanti alla tomba di Lazzaro” e allo stesso modo di quel padre “quando ha visto tornare a casa il figlio” prodigo.
“Vicinanza e compassione” sono due importanti aspetti del cammino del cristiano quando vuole annunziare la Parola di Gesù. “L’altra strada – ha osservato – è quella dei maestri, dei predicatori del tempo: i dottori della legge, gli scribi, i farisei… Lontani dal popolo, parlavano bene. Insegnavano la legge, bene. Ma lontani. E questa non era una visita del Signore: era un’altra cosa. Il popolo non sentiva questo come una grazia, perché mancava la vicinanza, mancava la compassione e cioè patire con il popolo”. Il Santo Padre ha ribadito che “quando Dio visita il suo popolo restituisce al popolo la speranza. Sempre”. Chiediamo la grazia, ha concluso, “che la nostra testimonianza di cristiani sia testimonianza portatrice della visita di Dio al suo popolo, cioè di vicinanza che semina la speranza”.