Francesco e l’economia al servizio dell’uomo

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L'udienza odierna a una delegazione di giovani imprenditori francesi è l’occasione per fare il punto sul magistero economico di papa Francesco.

Umanizzare l’economia

In sei anni di pontificato papa Francesco ha sfatato tutta una serie di luoghi comuni e di pregiudizi che fin dall’inizio ccompagnavano la sua elezione al Soglio di Pietro. In un’intervista a Televisa Papa Francesco ha raccontato: “Sto portando avanti la causa di beatificazione di un ricco imprenditore argentino, Enrique Shaw che era ricco, ma santo. Una persona può avere denaro. Dio il denaro lo concede perché lo si amministri bene. E quest’uomo lo amministrava bene. Non con paternalismo, ma facendo crescere quelli che avevano bisogno del suo aiuto”. In una tavola rotonda sulla santità laicale alla Pontificia Università della Santa Croce, Silvia Correale, postulatore della causa di beatificazione del servo di Dio Enrique Shaw (1921-1962), imprenditore argentino che visse i valori in cui credeva, ne ha evidenziato la generosità verso i poveri, il suo impegno per la giustizia sociale: “Voleva bene agli operai; parlava loro con chiarezza; insegnava che l’imprenditore ha un dovere di servizio, di promozione umana del personale e di costruzione della pace sociale. Prese posizione contro la cultura dello scarto e degli esclusi respingendo ogni sorta di speculazione finanziaria”. E ne ha sottolineato anche l’impegno nel matrimonio e nell’educazione cristiana degli otto figli.

Un insieme di elementi

L’economista Luigino Bruni descrive l’economia di Francesco come un insieme di elementi. “E’ lo spirito di Francesco d’Assisi”, afferma a Vatican News il professor Bruni evidenziando “tutta l’attenzione di questo pontificato verso l’ambiente, la pace, la creazione”. Il Pontefice mette al centro la povertà. “I poveri sono scartati dalla storia e anche dalla narrazione della storia- sottolinea-. Quindi è già importante parlare di povertà, far vedere che esistono i poveri, che non sono dimenticati”. L’economia capitalistica produce lo scarto, i poveri addirittura vengono colpevolizzati. Un diverso sistema economicodeve rispondere alle istanze di chi sta ai margini. “Se guardiamo l’economia dei francescani troviamo delle cose interessanti in questi otto secoli: dai francescani nascono le prime idee economiche moderne, le prime banche nel Quattrocento (i Monti di Pietà)- osserva Bruni-. Già questo è un messaggio importante: non si fa un’economia nuova senza banche, ma con banche diverse, con banche che includono i poveri, con le quali si combatte l’usura. Poi abbiamo l’altro Francesco, Papa Bergoglio, che ha detto delle cose importanti ad esempio riguardo al tema dell’ambiente”. E “oggi non possiamo più considerare l’etica ambientale come un vincolo da rispettare, un costo da sostenere; l’etica ambientale deve diventare direttamente economia”. Quindi il tema dell’ambiente, il tema della pace e poi c’è il tema dei poveri: la povertà non è una maledizione.

Il povero non è maledetto

“Attorno a questo oggi c’è un grande tema. Oggi, come lei ha detto, sta tornando molto forte l’idea arcaica che il povero è colpevole ed è maledetto- precisa l'economista-.Quindi noi diremo che invece il povero non è maledetto, è solo sfortunato, ma anche che esiste una dimensione della povertà come condivisione della vita, come provvidenza, come affidamento agli altri, come gratuità. Questa povertà non è una cosa brutta. C’è una povertà come sobrietà, come liberazione dalle merci per scegliere i beni, che è qualcosa di molto importante in un tempo come il nostro, nel quale dobbiamo rivedere completamente l’idea di sviluppo che non può più essere legata all’accumulo di cose, di merci, di “roba”, ma deve essere legata all’accumulo di rapporti, di gratuità, di reciprocità”. Recentemente imprenditori americani hanno dichiarato che non può essere solo il profitto l’obiettivo delle aziende. “Il profitto è un indicatore; è ovvio che un’impresa che non fa profitti chiude, perché fa perdite- spiega Bruni-. Il problema è la massimizzazione del profitto come dogma, cioè dove l’impresa fa di tutto pur di massimizzare i profitti o ancor peggio le rendite, cioè gente che non lavora e vive di quello che ha fatto ieri, investendo le energie per proteggere i diritti acquisiti invece di innovare. Perciò il profitto non va demonizzato; va relativizzato il profitto come unico valore, come massimizzazione di tutto“.

Cambiamento di preferenze dei consumatori

181 manager di queste grandi multinazionali in realtà hanno detto “ciò che già si sapeva, non nasce oggi questo tema. La cosa interessante è il fatto che l’abbiano voluta scrivere in un documento, che lo abbiano reso pubblico, perché stanno capendo che il mondo sta cambiando e devono cambiare anche loro”. Sanno che sempre più i cittadini, i consumatori, ti puniranno se non fai altre cose oltre ai profitti. Le imprese intuiscono questo cambiamento di preferenze di consumatori e si comportano di conseguenza, non è che questi manager sono degli altruisti, sono persone che conoscono i mercati”. Insomma, fuori e dentro la Chiesa, sempre più persone stanno capendo che il vento è cambiato. Afferma Bruni.”Dobbiamo guardare sempre con simpatia quando qualche manager fa dichiarazioni umanistiche perché se le fa, queste ci dicono delle tendenze che vanno prese molto sul serio”.

L'udienza di oggi

“Sono lieto di dare il benvenuto a voi, direttori d’azienda e imprenditori, venuti dalla Francia in pellegrinaggio per radicarvi maggiormente nella fede, al fine di darne testimonianza nella vita personale e nell’attività professionale- ha detto oggi il Pontefice-. È una gioia per me riscontrare questo desiderio che c’è in voi di seguire gli insegnamenti del Vangelo; in voi che occupate posti di responsabilità in campo economico e sociale, consapevoli di avere un ruolo da svolgere rispetto al futuro delle nostre società e del mondo, e intenzionati a impegnarvi in questo senso”. E ha aggiunto: “Mi rendo ben conto che non è facile, nel quotidiano, conciliare le esigenze della fede e l’insegnamento sociale della Chiesa con le necessità e i vincoli imposti dalle leggi del mercato e della globalizzazione, ma ritengo che i valori evangelici che volete attuare nel dirigere le vostre aziende, come pure nelle molteplici relazioni che intrattenete nel quadro delle vostre attività, siano l’occasione di una genuina e insostituibile testimonianza cristiana”. Infatti, si tratta per voi di partecipare, secondo la vostra condizione di fedeli laici, al servizio regale di Cristo, come spiega il Concilio Vaticano II quando esorta: “Con la loro competenza nelle discipline profane e con la loro attività, elevata intrinsecamente dalla grazia di Cristo, i laici portino efficacemente l’opera loro, affinché i beni creati siano fatti progredire per l’utilità di tutti gli uomini senza eccezione, e siano tra loro più convenientemente distribuiti e, secondo la loro natura, portino al progresso universale nella libertà umana e cristiana”. (Costituzione dogmatica Lumen gentium, 36). Quindi, “possa questo pellegrinaggio illuminare il vostro discernimento sulle scelte che dovete fare: non è mai stato facile essere cristiani e avere gravi responsabilità“.

Il messaggio evangelico

Afferma il Papa: “Il fatto di prendere le distanze dal mondo (in ciò che è contrario a Dio e alla sua volontà), il fatto di voler trasformare questo mondo e salvarlo con Cristo, talvolta può portare al martirio, come attestano San Pietro e San Paolo. Tuttavia, questi gloriosi testimoni ci dimostrano che il messaggio evangelico di cui erano portatori, un messaggio apparentemente debole rispetto alle potenze mondane del potere e del denaro, non è un’utopia, ma, con la forza dello Spirito Santo e il sostegno della fede di coraggiosi discepoli missionari, può diventare realtà, una realtà sempre incompiuta, certo, e da rinnovare”. E, prosegie il Pontefice, “i conflitti di coscienza nelle decisioni quotidiane che dovete prendere sono  numerosi: da un lato, la necessità che vi è imposta (spesso per la sopravvivenza delle aziende, delle persone che vi lavorano e delle loro famiglie) di conquistare mercati, aumentare la produttività, ridurre i ritardi, ricorrere agli artifici della pubblicità, incrementare i consumi  e d’altra parte le esigenze sempre più urgenti di giustizia sociale, per garantire a ciascuno la possibilità di guadagnarsi da vivere dignitosamente. Penso alle condizioni di lavoro, ai salari, alle offerte di impiego e alla loro stabilità, nonché alla protezione dell’ambiente”. Come vivere questi conflitti nella serenità e nella speranza, mentre l’imprenditore cristiano è a volte portato a mettere a tacere le proprie convinzioni e i propri ideali? Un criterio di discernimento, secondo Francesco, si può trovare nella Costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, dove, a proposito dei laici impegnati nelle realtà temporali, si dice: “Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero”.

Laudato si' 

Nell’Enciclica Laudato si’, “alla quale vi rimando per nutrire la vostra preghiera e la vostra riflessione, viene fatta una certa valutazione della situazione del mondo, di alcuni sistemi che ne regolano le attività economiche, con le loro conseguenze sugli uomini e sull’ambiente”. È una valutazione che “potrebbe sembrare a volte severa, ma che porta a suscitare un grido di allarme per il deterioramento della nostra casa comune, come pure davanti al moltiplicarsi delle povertà e delle schiavitù che conoscono oggi innumerevoli esseri umani”. Tutto è collegato. “Di fronte a questa realtà, ed essendo attori, per quanto vi compete, nei sistemi in questione, voi non avete certamente una risposta immediatamente efficace da dare alle sfide del mondo attuale- sottolinea il Pontefice-.In questo, talvolta potrete sentirvi impotenti. E tuttavia avete un ruolo essenziale da svolgere. Perché, anche in maniera modesta, in alcuni cambiamenti concreti di abitudini e di stile, sia nelle relazioni con i vostri collaboratori diretti, o meglio ancora nella diffusione di nuove culture aziendali, vi è possibile agire per cambiare concretamente le cose e, a poco a poco, educare il mondo del lavoro a uno stile nuovo. Avete anche l’opportunità di riunirvi tra voi, di lavorare insieme, di fare proposte a tutti i livelli, di partecipare alle decisioni politiche”.

Il Sinodo

“Si tratta, come ha evidenziato il recente Sinodo sull’Amazzonia, di operare una “conversione”- precisa Francesco-. La conversione è un processo che agisce in profondità: un processo forse lento, all’apparenza, soprattutto quando si tratta di convertire le mentalità, ma l’unico che consente progressi reali, se attuato con convinzione e determinazione mediante azioni concrete”. Infine, questa “conversione ecologica” non può essere separata dalla conversione spirituale, che ne è la condizione indispensabile. E ognuno è restituito alla sua coscienza e alla sua responsabilità. “La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo”. Vi invito, già nella vostra vita personale, ad impegnarvi su questa via della semplicità e della sobrietà; le decisioni che dovrete prendere nelle vostre occupazioni non potranno che risultare più libere e più serene, e voi stessi ne trarrete maggiore pace e gioia. Perché “la semplicità ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo”. 

 

 

 

Giacomo Galeazzi: