Fin da bambini, impariamo l’esperienza dell’amicizia. Tanto bella quanto impegnativa, specie quando si rende duratura nel tempo. Con lo scopo, conseguente, di volerla mantenere inalterata, con la stessa bellezza di quando è nata. Ed è proprio il tema dell’amicizia che emerge nel brano evangelico odierno, come ricordato da Papa Francesco durante la riflessione del Regina Caeli: “Fin da bambini impariamo quanto è bella questa esperienza: agli amici offriamo i nostri giocattoli e i doni più belli; poi crescendo, da adolescenti, confidiamo loro i primi segreti; da giovani offriamo lealtà; da adulti condividiamo soddisfazioni e preoccupazioni; da vecchi condividiamo i ricordi, le considerazioni e i silenzi di lunghe giornate”.
L’amicizia
Condivisione diviene quindi una parola chiave. Anche perché è Gesù stesso a rivolgersi ai suoi discepoli dicendo: “Non vi chiamo più servi, ma amici”. Laddove, peraltro, lo stesso termine “servo” indica qualcuno di speciale, al quale si affida qualcosa di importante. Essere amici, però, è qualcosa che va ben al di là di un semplice rapporto umano. Implica condivisione sì, ma anche spontaneità, fedeltà, autenticità e, chiaramente, sincerità e vicinanza. Perché, come spiega il Santo Padre, “un vero amico non ti abbandona, nemmeno quando sbagli: ti corregge, magari ti rimprovera, ma ti perdona e non ti abbandona”.
Il volto di Gesù
Ed è un rapporto di amicizia che Gesù instaura con noi, che appariamo ai suoi occhi come “persone care al di là di ogni merito”, con le quali condividere quanto c’è di più chiaro. Da qui, la necessità di interrogarsi sul volto che, Gesù, assume per ognuno di noi: “Il volto di un amico o di un estraneo? Mi sento amato da Lui come una persona cara? E qual è il volto di Gesù che testimonio agli altri, specialmente a quelli che sbagliano e hanno bisogno di perdono?”. Domande che, di fatto, sono la vita e l’essenza del cristiano.