Papa Francesco ha inviato una lettera al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I in occasione del 30° anniversario della sua elezione come Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico.
Nella lettera, il Papa chiama Bartolomeo “carissimo fratello”, come tante volte in questi quasi nove anni di pontificato, in cui ha sviluppato con lui un rapporto sempre più solido e profondo, mirato anche ad avvicinare le cattedre degli apostoli Pietro e Andrea per collaborare per le sfide della modernità.
Nella lettera, il Papa ricorda tutti gli incontri, dall’inizio del pontificato all’ultimo evento a Roma per la preghiera per la pace al Colosseo, e sottolinea di condividere in particolare “la nostra comune responsabilità pastorale di fronte alle sfide urgenti che oggi l’intera famiglia umana deve affrontare”. In particolare il Pontefice esprime a Bartolomeo il suo “apprezzamento per il tuo impegno nella salvaguardia del creato e per la tua riflessione su questo tema, da cui ho imparato e continuo a imparare molto”.
La lettera a Bartolomeo I
Papa Francesco rivolge parole d’affetto al patriarca Bartolomeo, che 30 anni fa assumeva la guida del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.
“Χρόνια πολλά! Ad multos annos!”, scrive il Pontefice nella lettera in inglese, in cui invoca da Dio per il patriarca “salute, gioia spirituale e grazia abbondante per sostenere ogni aspetto del suo alto servizio”.
Da Lesbo a Gerusalemme, dal Cairo a Budapest “sempre “insieme”
Nella lettera Francesco – scrive Vatican News – esprime gratitudine per il “profondo legame personale” instaurato con il patriarca “dal tempo dell’inaugurazione del mio ministero papale, quando lei mi ha onorato della sua presenza a Roma”, alla Messa di inizio pontificato il 19 marzo 2013.
Questo legame, nel tempo, è diventato “un’amicizia fraterna” nutrita nei tanti incontri: non solo a Roma, rammenta il Papa, ma anche durante i viaggi internazionali in Turchia, al Phanar, a Gerusalemme, ad Assisi, al Cairo, a Lesbo, insieme all’arcivescovo di Atene Ieronymos tra i migranti del sud del mondo, a Bari e, recentemente, pure a Budapest, per il Congresso Eucaristico internazionale.
Il 4 ottobre scorso, il Papa e il patriarca si sono nuovamente ritrovati per l’incontro “Fede e Scienza. Verso Cop 26”, evento promosso dalle Ambasciate di Gran Bretagna e d’Italia presso la Santa Sede che, in vista della conferenza annuale dell’Onu sul clima in programma a Glasgow, ha riunito scienziati e leader religiosi che hanno firmato un appello per chiedere azioni concrete a tutela del creato.
Bartolomeo – che sempre la mattina del 4 ottobre è stato ricevuto privatamente dal Papa nel Palazzo Apostolico – sedeva accanto al Vescovo di Roma nell’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense, per inaugurare il nuovo ciclo di studi in Ecologia e Ambiente, in collaborazione proprio col Patriarcato di Costantinopoli.
L’impegno per il creato
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Con Bartolomeo “condividiamo il dovere di annunciare l’amore per il creato e l’impegno per la sua custodia”, aveva detto Papa Francesco in quell’occasione, rivelando che, mentre veniva elaborata l’enciclica Laudato si’, “forte era la luce che veniva da lui e dalla Chiesa di Costantinopoli”, prima tra le Chiese cristiane ad impegnarsi per le tematiche ambientali e ad istituire, nel 1989, una Giornata per la cura del Creato che si celebra ogni 1° settembre.
“Custodire il creato – affermava il Papa, citando proprio un discorso del patriarca del 2003 – è un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. È liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza”.
Responsabilità comune di fronte alle sfide odierne
Nella lettera di oggi il Papa richiama proprio questi due eventi a Roma per ribadire l’apprezzamento per la presenza dell’arcivescovo di Costantinopoli. Presenza che rende evidente “la comprensione della nostra comune responsabilità pastorale di fronte alle sfide urgenti che l’intera famiglia umana deve affrontare oggi”.
In particolare, Francesco loda l’impegno di Bartolomeo “per la salvaguardia della creazione e per la riflessione su questo tema, dalla quale ho imparato e continuo a imparare molto. Con lo scoppio della pandemia e le conseguenti gravi ripercussioni sanitarie, sociali ed economiche, la sua testimonianza e l’insegnamento sulla necessità della conversione spirituale dell’umanità hanno acquisito una perdurante rilevanza”.
La via del dialogo
Da qui, un sincero grazie al patriarca anche “per aver indicato incessantemente la via del dialogo, nella carità e nella verità, come l’unica via possibile per la riconciliazione tra i credenti in Cristo e per il ristabilimento della piena comunione”.
È un cammino “lungo” che Francesco invoca costantemente da anni e che – dice oggi – “con l’aiuto di Dio”, certamente proseguirà. E proseguirà “insieme”, perché “la vicinanza e la solidarietà tra le nostre Chiese sono un contributo indispensabile alla fratellanza universale e alla giustizia sociale, di cui l’umanità ha così urgente bisogno dell’umanità”.