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Francesco, appello per i prigionieri russi e ucraini: “L’Ascensione ci vuole liberi”

Il Santo Padre auspica la liberazione di chi è prigioniero a causa della guerra, assicurando gli sforzi della Santa Sede: "L'Ascensione ci trascina con sé"

L’Ascensione del Signore Risorto “ci rende liberi e ci vuole liberi”. Da questo concetto, il nuovo appello lanciato da Papa Francesco, affinché Russia e Ucraina liberino i prigionieri di guerra. Un augurio accompagnato dalla “disponibilità della Santa Sede a favorire ogni sforzo a tale riguardo, soprattutto per quelli gravemente feriti e malati”. Del resto, la Solennità dell’Ascensione ci ricorda come Gesù abbia affidato ai suoi apostoli, e con essi a noi credenti, il compito di continuare la sua opera: “Il ritorno di Gesù al Padre ci appare non come uno staccarsi da noi, ma piuttosto come un precederci alla meta, che è il Cielo. Come quando in montagna si sale verso una cima: si cammina, con fatica, e finalmente, a una svolta del sentiero, l’orizzonte si apre e si vede il panorama. Allora tutto il corpo ritrova forza per affrontare l’ultima salita”.

Il senso dell’Ascensione

Come in una “cordata” che sale verso la cima di una montagna, l’Ascensione di Gesù “trascina con sé” noi, “la Chiesa”, il corpo a cui Gesù “svela e comunica, con la sua Parola e la grazia dei Sacramenti, la bellezza della Patria verso la quale siamo incamminati. Così anche noi, sue membra – noi siamo membra di Gesù –, saliamo con gioia insieme con Lui, nostro capo, sapendo che il passo di uno è un passo per tutti, e che nessuno deve perdersi né restare indietro, perché siamo un corpo solo”.

Le opere dell’amore

Gesù ci indica quindi la via, tanto nell’evangelizzazione quanto nella meta finale. E lo fa “passo dopo passo, gradino dopo gradino”. Nella gioia di annunciare il Vangelo e nell’impegno di “scacciare i demoni, affrontare i serpenti, guarire i malati“. Il compito che l’Ascensione ci affida, ha spiegato il Papa, è quindi quello di “compiere le opere dell’amore: donare vita, portare speranza, tenersi lontano da ogni cattiveria e meschinità, rispondere al male col bene, farsi vicini a chi soffre”. E, così facendo, “ci lasciamo trasformare dallo Spirito”. E più “seguiamo il suo esempio, e più, come in montagna, sentiamo l’aria attorno a noi farsi leggera e pulita, l’orizzonte ampio e la meta vicina”.

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