Il Santo Padre si è mostrato desideroso di conoscerli e ha espresso loro l’augurio di manifestare la gioia della nomina ricevuta, per sua stessa scelta, con l’aiuto dei suoi collaboratori, attraverso un’attenta disamina delle informazioni ricevute dalle Nunziature e dalle Conferenze Episcopali. Papa Francesco ha manifestato la fiducia che ripone nelle loro capacità, da mettere a servizio della Chiesa intera con sollecitudine e insieme, esortandoli comunque a non essere “isolati ma in comunione, di sentire la corresponsabilità del ministero episcopale”. “L’amore – ha sottolineato – rende simili coloro che lo condividono”, che portano i tratti della fisionomia di Cristo, attraverso l’intimità, l’assiduità, la costanza, la pazienza. Si è rivolto loro con parole di conforto: “conosco il vostro curriculum e nutro grandi speranze nelle vostre potenzialità. Ora posso finalmente associare la prima conoscenza avuta dalle carte a dei volti, e dopo aver sentito parlare di voi, posso personalmente ascoltare il cuore di ciascuno”.
Il Papa ha spiegato loro come ormai sia superato il periodo iniziale del cammino da vescovi, con l’entusiasmo, i timori di chi si appresta ad una mansione di così grande responsabilità, e “le emozioni vissute nella consacrazione che ora si vanno gradualmente depositando nella memoria, l’olio dello Spirito versato sul vostro capo ancora profuma e al tempo stesso va scendendo sul corpo delle Chiese a voi affidate dal Signore”. “Ora è sopraggiunto il tempo di servire la Chiesa con una meta prefissata”, li ha esortati: “Per favore, non siate Vescovi con scadenza fissata, che hanno bisogno di cambiare sempre indirizzo, come medicine che perdono la capacità di guarire, o come quegli insipidi alimenti che sono da buttare perché oramai resi inutili. È importante non bloccare la forza risanatrice che sgorga dall’intimo del dono che avete ricevuto, e questo vi difende dalla tentazione di andare e venire senza meta, perché nessun vento è favorevole a chi non sa dove va”.
Il dono dell’episcopato, infatti, è stato dato allo scopo di “guidare la vostra gente, senza paura di morire come esuli, ma consumando fino all’ultima energia vostra non per voi ma per far entrare in Dio coloro che guidate”. E ciò è possibile solo rivolgendosi alla Fonte dell’Amore, senza stancarsi di “salire al Signore” per chiedere il perdono. “Imparate – ha soggiunto – il potere umile ma irresistibile della sostituzione vicaria, che è la sola radice della redenzione”. Li ha sollecitati ad essere padri amorevoli, accoglienti e senza pregiudizi: “l’accoglienza sia per tutti senza discriminazione, offrendo la fermezza dell’autorità che fa crescere e la dolcezza della paternità che genera”.
Il Papa ha voluto salutare i nuovi presuli singolarmente: “E’ bello veder rispecchiato nel volto il mistero di ciascuno e poter leggere quanto Cristo vi ha scritto. E’ consolante poter constatare che Dio non lascia mancare alla sua Sposa i Pastori secondo il suo cuore”. E ancora: “Vedo in voi le sentinelle, capaci di svegliare le vostre Chiese… uomini capaci di coltivare e di far maturare i campi di Dio… Pastori in grado di ricomporre l’unità, di tessere reti, di ricucire, di vincere la frammentarietà”. Parole confortanti, quelle del Santo Padre, per la Chiesa intera, pastori e fedeli.