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Francesco a Santa Marta: “Spegnere la tv per riscoprire l’amore di Dio”

“Vi invito a prendere cinque, dieci minuti, seduti, senza radio, senza tv” per “pensare alla propria storia: le benedizioni e i guai, tutto. Le grazie e i peccati: tutto”. Facendo memoria della propria storia “potrà incontrare la fedeltà di quel Dio che è rimasto fedele alla sua alleanza, alla promessa che aveva fatto ad Abramo, alla salvezza che aveva promesso in suo Figlio Gesù”. Papa Francesco, durante la messa mattutina nella domus Santa Marta, in Vaticano, invita ogni cristiano a fare memoria per rileggere la propria storia alla luce della storia “di un popolo”: “Io non sono solo, sono un popolo da Dio”.

Tempo per pensare

Prendendo spunto dalle letture proposte dalla liturgia odierna, che presenta la figura di Abramo, “padre nella fede”, Bergoglio fa notare come nel tempo di quaresima il credente sia incoraggiato “a fermarsi un po’ e a pensare”. I brani proclamati oggi (Genesi, 17, 3-9 e Giovanni, 8, 51-59) affermano: “Fermati. Fermati un po’. Pensa a tuo padre”. Al centro del racconto biblico c’è Abramo. Nella prima lettura “si parla di quel dialogo di Dio con Abramo, quando Dio fa l’alleanza con lui”, e nel vangelo Gesù e i farisei lo chiamano “padre” perché egli “è colui che incominciò a generare questo popolo che oggi è la Chiesa, siamo noi: uomo leale”. Raccogliendo dunque l’invito delle Scritture, ha aggiunto il Pontefice, “ci farà bene pensare a nostro padre Abramo”.

Un sogno di speranza

Francesco sottolinea gli aspetti fondamentali della storia del patriarca. Innanzitutto egli “obbedì quando fu chiamato ad andare, e ad andarsene in un’altra terra che avrebbe ricevuto in eredità, si fidò. E se ne andò senza sapere dove andava”. Fu “uomo di fede e di speranza”. A cento anni e con la moglie sterile, “credette, contro ogni speranza, quando gli fu detto che avrebbe avuto un figlio. Questo è nostro padre. Se qualcuno cercasse di fare la descrizione della vita di Abramo, potrebbe dire: ‘Questo è un sognatore'”. Ma Abramo “non era un pazzo, il suo era il sogno della speranza”. Infatti, anche quando viene messo alla prova dopo la nascita del figlio, “obbedì”. Ecco chi è Abramo: “uno che va avanti”. Francesco spiega che “egli ebbe la gioia di vedere la pienezza della promessa dell’alleanza, che Dio non lo aveva ingannato”, al contrario, “è sempre fedele alla sua alleanza”. Oggi i cristiani sono invitati a “Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi dalla sua bocca”, perché sono “stirpe di Abramo”.

La promessa di Dio

La grandezza del patriarca è stata fondata su un “patto” con Dio: “Da parte di Abramo c’è stata l’obbedienza. Da parte di Dio una promessa”. “Quanto a me, ecco la mia alleanza con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. Non ti chiamerai più Abram ma Abraham, perché padre di una moltitudine di nazioni”. E Abramo ha creduto. Il Papa sottolinea poi “sulla bellezza e la grandezza della promessa di Dio”: “Ti renderò molto, molto fecondo. Ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Guarda in cielo: sei capace di contare le stelle?Così sarà la tua discendenza. Guarda la spiaggia del mare: sei capace di contare ognuno dei granelli di quella sabbia? Così sarà la tua discendenza”.

Come un granello di sabbia

“Oggi noi in obbedienza all’invito della Chiesa – aggiunge il Pontefice -, ci fermiamo e possiamo dire, con verità: ‘Io sono una di quelle stelle. Io sono un granello della sabbia’”. Ma il legame con Abramo non esaurisce l’identità cristiana: “Noi siamo figli di Abramo, ma prima di Abramo c’è un altro Padre. E prima di noi c’è un altro Figlio. E nella storia nostra, fra nostro padre Abramo e noi, c’è l’altra storia, la grande, la storia del Padre dei cieli e di Gesù”. È questo il motivo, spiega il Papa, per cui Gesù nel brano evangelico “rispose ai farisei e ai dottori della legge: ‘Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno. Lo vide e fu pieno di gioia’”. “Oggi la Chiesa ci invita a fermarci, a guardare le nostre radici, a guardare nostro padre che ci ha fatto popolo, cielo pieno di stelle, spiagge piene di granelli di sabbia”. Ogni cristiano è invitato a “guardare la storia” per inserirla all’interno della storia di un popolo, un popolo sognato da Dio, che ha dato un padre sulla terra che obbedì”. Partendo da questa consapevolezza, “possiamo guardare il Padre, ringraziare; guardare Gesù, ringraziare; e guardare Abramo e noi, che siamo parte del cammino”.

Spegnere la tv per riscoprire Dio

Concludendo la sua omelia, Francesco suggerisce un impegno pratico: “Facciamo di oggi un giorno di memoria per comprendere come in questa grande storia, nella cornice di Dio e Gesù, c’è la piccola storia di ognuno di noi. Vi invito a prendere, oggi, cinque dieci minuti, seduti, senza radio, senza tv; seduti, e pensare alla propria storia: le benedizioni e i guai, tutto. Le grazie e i peccati: tutto. Ognuno potrà incontrare la fedeltà di quel Dio che è rimasto fedele alla sua alleanza”. “Sono sicuro che in mezzo alle cose forse brutte, perché tutti ne abbiamo, tante cose brutte, nella vita, se oggi facciamo questo, scopriremo la bellezza dell’amore di Dio – conclude -, la bellezza della sua misericordia, la bellezza della speranza. E sono sicuro che tutti noi saremo pieni di gioia”.

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