Fra Biagio Conte: “Don Roberto Malgesini, pastore donato a poveri e migranti”

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“Oggi ricordiamo il carissimo e prezioso don Roberto Malgesini, tragicamente ucciso il 15 settembre dell’anno scorso. Un buon uomo, un buon cittadino e un buon pastore della Chiesa, che si è tanto donato per i poveri e gli immigrati”. Lo dice Biagio Conte, missionario laico che ha fondato nella sua città natale, Palermo, nel 1993 la Missione di Speranza e Carità, che accoglie in gratuità circa 400 persone disagiate.

Oggi si trova in una grotta, in montagna da 69 giorni in penitenza e preghiera, si nutre solo di pane e acqua e talvolta un po’ di miele. “Devo testimoniare – spiega fratel Biagio – che passando a piedi qualche anno fa da pellegrino nella città di Como, sono stato soccorso da don Roberto e ospitato nella chiesa dove era parroco”.

Il missionario laico ricorda anche don Pino Puglisi, che fu ucciso a Palermo il 15 settembre 1993, nel giorno del suo compleanno. “In padre Pino ricordiamo un buon uomo, un buon cittadino e un buon pastore religioso che ha contribuito e fatto tanto bene per la città di Palermo e per tutta l’umanità”.

Don Federico Pedrana, il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni e a destra don Roberto Malgesini a Bucarest

Il martirio e il ricordo dell’amico

Don Roberto Malgesini, 51 anni, è stato accoltellato e ucciso la mattina del 15 settembre alle 7 a Como, in piazza San Rocco in strada. L’assassino si è constutuito nelle ore successive. E’ un tunisino di 53 anni, con vari decreti di espulsione alle spalle dal 2015. L’uomo era senza fissa dimora con problemi psichici, ospite di un dormitorio in città. Andava da don Roberto per prendere la colazione.

“Don Roberto? Un prete santo”, raccontò a InTerris.it, all’indomani del brutale assassinio, don Federico Pedrana, sacerdote comasco dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (APG XXIII).

“Lo conoscevo da quasi venti anni, eravamo in seminario insieme – raccontò don Federico -. Ora sto in Romania ad aiutare i bambini di strada, ma prima vivevamo nella stessa diocesi, quella di Como. La notte uscivamo insieme per andare in strada ad incontrare i senzatetto e le ragazze schiave sui marciapiedi. Don Roberto era davvero un santo perché viveva alla lettera il Vangelo. Era accanto ai senza fissa dimora, ai carcerari, alle ragazze schiavizzate, come Gesù con gli ultimi. Non aveva parrocchia su mandato del vescovo proprio per stare accanto agli ultimi. Li portava nel suo cuore costantemente“.

Milena Castigli: