“Fermatevi!”. Il grido di Papa Francesco contro la guerra

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“Non desistiamo”. È l’appello di Papa Francesco all’umanità, a chi riserva una preghiera per i sofferenti e a chi si impegna, nel concreto, per alleviare le loro pene. Dalla finestra su Piazza San Pietro, al termine dell’Angelus, il Pontefice invita a continuare a “pregare per l’Ucraina e anche per la grave situazione in Palestina e in Israele e per le altre regioni in guerra”. Chiedendo nuovamente che “a Gaza, in particolare, si lascino spazi per garantire gli aiuti umanitari” e che “siano liberati subito gli ostaggi”. Ma, soprattutto, il suo è un appello affinché “nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi. Cessi il fuoco! Padre Ibrahim Faltas – l’ho ascoltato poco fa nel programma ‘A Sua Immagine’ – padre Ibrahim diceva: ‘Cessate il fuoco! Cessate il fuoco!’. Lui è il vicario di Terra Santa. Anche noi, con padre Ibrahim, diciamo: cessate il fuoco! Fermatevi, fratelli e sorelle! La guerra sempre è una sconfitta”.

L’Angelus del Papa

Di seguito riportiamo l’Angelus integrale del Santo Padre.

Il Vangelo oggi ci parla del più grande dei comandamenti (cfr Mt 22,34-40). Un dottore della legge interroga Gesù in proposito e Lui risponde con il “grande comandamento dell’amore”: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente [… e] il tuo prossimo come te stesso» (vv. 37.39). Amore di Dio e del prossimo, inseparabili l’uno dall’altro. Fermiamoci un po’ a riflettere su questo.

Il primo: il fatto che l’amore per il Signore viene prima ci ricorda che Dio sempre ci precede, ci anticipa con la sua tenerezza infinita (cfr Gv 4,19), con la sua vicinanza, con la sua misericordia, perché Lui sempre è vicino, tenero e misericordioso. Un bambino impara ad amare sulle ginocchia della mamma e del papà, e noi lo facciamo tra le braccia di Dio. Dice il Salmo: «Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre» (131,2), così noi dobbiamo sentirci tra le braccia di Dio. E lì assorbiamo l’affetto del Signore, lì incontriamo l’amore che ci spinge a donarci con generosità. Lo ricorda San Paolo, quando dice che la carità di Cristo ha in sé una forza che spinge ad amare (cfr 2 Cor 5,14). E tutto parte da Lui. Tu non puoi amare sul serio gli altri se non hai questa radice che è l’amore di Dio, l’amore di Gesù.

E ora il secondo aspetto che traspare dal comandamento dell’amore. Esso lega l’amore per Dio a quello per il prossimo: significa che, amando i fratelli, noi riflettiamo, come specchi, l’amore del Padre. Riflettere l’amore di Dio, ecco il punto; amare Lui, che non vediamo, attraverso il fratello che vediamo (cfr 1 Gv 4,20). Un giorno Santa Teresa di Calcutta, a un giornalista che le chiedeva se, con quello che faceva, si illudesse di cambiare il mondo, rispose: «Io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l’amore di Dio» (Incontro con i giornalisti dopo il conferimento del Premio Nobel per la Pace, Roma, 1979). Ecco come lei, tanto piccola, ha potuto fare un bene così grande: riflettendo come una goccia l’amore di Dio. E se a volte, guardando lei e altri santi, ci venisse da pensare che siano degli eroi inimitabili, ripensiamo a questa piccola goccia: l’amore è una goccia che può cambiare tante cose. E come si fa, questo? Facendo il primo passo, sempre. A volte non è facile fare il primo passo, dimenticare cose…, fare il primo passo. Facciamolo! Questa è la goccia: fare il primo passo.

Allora, cari fratelli e sorelle, pensando all’amore di Dio che sempre ci precede, possiamo chiederci: io sono grato al Signore, che mi ama per primo? Sento l’amore di Dio e sono grato a Lui? E cerco di riflettere il suo amore? Mi impegno ad amare i fratelli, a fare questo secondo passo?

La Vergine Maria ci aiuti a vivere nel quotidiano il grande comandamento dell’amore: amare e lasciarci amare da Dio e amare i fratelli.

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