I tibetani che vivono nei territori cinesi non sono liberi di pregare in pubblico, né tanto meno di organizzarsi in gruppi di preghiera o di manifestare la propria fede in pubblico. Nonostante la censura dei media, comunque, in questi giorni è arrivata la notizia di un delicato intervento chirurgico al quale si è dovuto sottoporre il Dalai Lama. Il premio Nobel si trova negli Stati Uniti, dove dovrà rimanere per un periodo di riposo abbastanza lungo. Molti fedeli, dunque, hanno potuto solamente pregare chiusi nelle loro case, in segreto, perché il governo cinese controlla ogni loro attività, sospettando che dietro le preghiere di possa nascondere un tentativo di rivolta.
Secondo la religione buddista, però, le preghiere collettive sono molto più efficaci, per questo molti tibetani hanno cercato di raggirare i controlli del governo utilizzando la WeChat – un’applicazione di instant messaging per chattare, un ibrido tra facebook e whatsapp, per intenderci – per inviare al Dalai Lama le loro preghiere per una pronta guarigione.
Purtroppo, non si tratta di eccessive precauzioni: il governo cinese è molto oppressivo nei confronti dei tibetani e non sono isolati i casi di monaci o fedeli arrestati per aver organizzato cerimonie di preghiera collettiva. In alcune zone è stata bandita la stessa immagine del Dalai Lama e chiunque la espone rischia l’arresto immediato. Nonostante il Paese riconosca formalmente 5 religioni, di fatto i fedeli devono piegarsi alle regole del Partito comunista, evitando di manifestare troppo visibilmente il proprio culto.