Sos Corno d’Africa: non c’è pace in Eritrea ed Etiopia. Fino all’8 luglio l’Ufficio dell’Onu a Ginevra affronta l’emergenza umanitaria in corso. Il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Eritrea è Mohamed Abdelsalam Babiker. Ed è intervenuto alla 50° sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. In questo martoriato angolo d’Africa, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, sono già stati reclutate forzatamente migliaia di persone. Per combattere nel Tigray. Uomini, donne e bambini presi e mandati a combattere in prima linea. Il reclutamento di bambini da parte delle forze eritree è peggiorato. Con testimoni che hanno riferito di rastrellamenti di bambini di appena 14 anni. I rifugiati sono stati presi dai campi di Hitsats e Shimelba in Etiopia. Sono stati incarcerati negli ultimi 18 mesi. Puniti. E arruolati. Molte famiglie eritree hanno parenti costretti a combattere nel Tigray. E non hanno ricevuto informazioni ufficiali sul loro destino. O su dove si trovino. E vivono nel timore di non rivederli più.
Etiopia-Eritrea
Racconta Babiker: “Non ho ricevuto alcuna prova di progressi nella situazione dei diritti umani in Eritrea. Piuttosto, ho osservato un deterioramento in diverse aree e violazione continua di diritti umani”. Questi abusi sono legati al sistema di servizio nazionale militare a tempo indeterminato. E hanno ulteriormente aggravato la già drammatica situazione interna dei diritti umani in Eritrea. Quelli che tentano di sottrarsi al servizio militare sono imprigionati. In “condizioni disumane e degradanti a tempo indeterminato”. E “le autorità puniscono anche gli inadempienti per procura”. Ad esempio imprigionando un genitore o un coniuge. Per costringerli a consegnarsi. Centinaia di arruolati che sono stati uccisi mentre cercavano di fuggire dal Tigray. O dai centri di addestramento militare in Eritrea”