Un’esperienza di inclusione: l’oratorio estivo Carlo Acutis di Fabriano

I bambini e i ragazzi dell'oratorio estivo Carlo Acutis di Fabriano

L’Oratorio Carlo Acutis di Fabriano è un esempio straordinario di inclusione e integrazione sociale per giovani di ogni nazionalità e cultura. Questa attività estiva, organizzata dalla parrocchia di San Nicolò e guidata da don Aldo Buonaiuto, accoglie oltre 360 ragazzi tra i 3 e i 18 anni, offrendo un ambiente sicuro e accogliente dove la diversità è vista come una ricchezza. Con il sostegno della Fondazione Santo Versace e l’aiuto di operatori e volontari dedicati, l’oratorio rappresenta un modello di educazione e coesione sociale, unendo tradizione religiosa e innovazione educativa per promuovere valori di rispetto e condivisione. Questa sera si svolge, alla presenza di Francesca e Santo Versace, l’evento di chiusura con tutti i bambini e i ragazzi del centro che si esibiranno in una recita intitolata “La bellezza salverà mondo”, tema dell’oratorio estivo di quest’anno. 

Un’esperienza di inclusione: l’oratorio estivo Carlo Acutis di Fabriano

Tra le tante meravigliose attività estive a favore dei più giovani diffuse in tutta Italia c’è da evidenziare anche quella che si tiene per l’intera estate a Fabriano, cittadina marchigiana nota a chiunque come la città della carta e della filigrana, diocesi guidata dall’Arcivescovo Francesco Massara. E cosi abbiamo trascorso una giornata insieme ai bambini e ai ragazzi dell’Oratorio Carlo Acutis della parrocchia di San Nicolò guidata dal parroco don Aldo Buonaiuto; sacerdote conosciuto per il suo impegno a favore dei più poveri e delle vittime della tratta e dei rifugiati all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.

Oratorio Carlo Acutis: un centro estivo multietnico

Ciò che subito colpisce è sia il numero dei partecipanti, oltre trecentosessanta, così come la varietà dei ragazzi provenienti da tante nazionalità diverse completamente integrati con i ragazzi fabrianesi. Dal dieci giugno al sei settembre si è scelto di dare a tutti i bambini presenti, dai tre anni fino ai diciotto un percorso di inclusione sociale nel quale le diversità diventano ricchezza e le differenze linguistiche, culturali e religiose una bella occasione per imparare a conoscere altre esperienze acquisendo quello che di bello proviene da altre tradizioni. E tra i ragazzi presenti spiccano i sorrisi dei minori arrivati con i barconi dal Mediterraneo. Insieme a loro i piccoli figli delle vittime di tratta della comunità Giovanni XXIII, i giovani di religioni diverse e tanti altri di numerose nazionalità perfettamente amalgamati e integrati con i giovani del posto.

Modello di inclusione trasversalmente valido per tutte le generazioni

E’ sorprendente vederli così complici nel gioco come nei momenti sportivi e durante i laboratori, così come in occasione di quella preghiera del mattino di cui don Aldo va molto fiero. “La nostra giornata inizia con la preghiera – racconta il parroco – ci mettiamo tutti in un grande cerchio nel chiostro cantando insieme, ascoltando il Vangelo del giorno con i commenti dei ragazzi e le intenzioni spontanee nelle quali si mettono in fila voci ed esperienze per esprimere spontaneamente la spiritualità di ciascuno. E’ una grande gioia sentirli rivolgersi al Signore, al Dio di tutti, cristiani e musulmani insieme, nel rispetto della diversità vista però come una ricchezza e un’opportunità di condivisione di questo momento spirituale vissuto con grande naturalezza”.

I bimbi salvati grazie all’intervento della Farnesina

La giornata inizia con l’accoglienza alle sette e quarantacinque e termina verso le diciotto. Il sei luglio sono arrivati anche i bambini nigeriani salvati da una situazione difficile grazie al lavoro infaticabile della Farnesina, con il Ministro Antonio Tajani che si è prodigato per salvare alcuni piccoli dai pericoli della tratta. “Un oratorio così vivace e numeroso io non l’ho mai visto in vita mia,” dice Maria, una mamma di quattro figli che di grest (gruppi estivi) se ne intende avendoli visti e frequentati per ognuno dei suoi figli.

Il sostegno della Fondazione Versace

Chiunque è benvenuto senza distinzioni ma ad una sola condizione, ci spiega Elisabetta che coordina la vita del centro, reso possibile dal generoso sostegno della Fondazione Santo Versace: “il rispetto delle regole con la consapevolezza di stare all’interno di una realtà della Chiesa cattolica che ha una sua impostazione e un proprio modello educativo”. Trascorrendo una giornata con loro si comprende il senso di queste “regole” e cioè proporre e testimoniare un comportamento educato verso tutti, l’attenzione al rispetto degli orari, il coinvolgimento attivo di ognuno ma anche la scelta di non utilizzare i cellulari al fine di incentivare le relazioni reali abbandonando per diverse ore quelle virtuali. Quindi i dispositivi elettronici non entrano in Oratorio e anche una simile scelta contribuisce a restituire ai giovani il desiderio di parlarsi e di stare realmente insieme.

Maglie verdi e maglie arancioni: l’organizzazione dell’oratorio

Poi emerge l’immagine del folto gruppo di persone che indossano maglie arancioni: sono i primi animatori dell’Oratorio, giovani e adulti che hanno il compito di coordinare le intense giornate. Accanto a loro un’altra presenza di ragazzi in maglia verde: sono gli studenti delle scuole superiori che supportano la vita del centro estivo con il loro entusiasmo al servizio dei più piccoli. Insomma, una organizzazione esemplare che di anno in anno ripropone tematiche da sviluppare del corso della stagione estiva.

Il tema 2024: “La bellezza salverà il mondo”

Quest’anno il tema è “la bellezza salverà il mondo” che, prendendo spunto da Dostoevskij si prefigge di interagire con i giovani attorno al senso all’esistenza e a ciò che può rendere l’uomo veramente felice nella scoperta della bellezza che sgorga da dentro. “Sono super vivaci – dice Francesco, altro animatore – e quando arrivo alla fine della giornata mi sento fisicamente distrutto ma interiormente arricchito. Ciò che mi impressiona è il loro modo di essere all’interno di questo centro. Qui si sentono liberi di esprimersi, non sono tra di loro in competizione anzi è come se riscoprissero il mondo da loro desiderato e una società prima di inimicizia, invidie e pregiudizi. Loro si rallegrano della gioia degli altri e ciò emerge soprattutto quando una volta a settimana organizziamo il Got Talent di San Nicolò. Si tratta di un appuntamento che entusiasma i partecipanti all’Oratorio che aspettano il momento in cui don Aldo e gli altri educatori li osservano nelle loro esibizioni attribuendo un voto simbolico che condurrà a premiare i più talentuosi con un gelato e altri piccoli doni. Ma il criterio non consiste nell’essere i più bravi bensì nel mettere contenuti all’interno delle proprie performance. È bellissimo vederli scatenarsi in quei momenti con tutti, dalle suore che ballano fino ai più piccolini che non vedono l’ora di farsi applaudire”.

Un patto educativo sulle orme di Papa Francesco

I familiari che arrivano a prendere i figli restano sempre meravigliati nel vedere che non vogliono tornare a casa ma che vorrebbero restare ancora per continuare a giocare insieme. Capita spesso di vederli piangere al termine della giornata perché non vogliono lasciare l’Oratorio a conferma di quanto gratificante e densi di soddisfazioni sia l’impegno dell’intero staff. Anche i parrocchiani gioiscono di questa iniziativa. Moira osserva: “un centro estivo come questo è per tutti noi genitori un grande sollievo perche l’alternativa sarebbe vederli tutto il giorno davanti a schermi di televisori o telefonini senza sapere come e dove farli stare per relazionarsi con i propri coetanei. L’Oratorio estivo nel corso degli anni è diventato un appuntamento fisso insostituibile e dopo la pandemia è ancora di più cresciuto come conseguenza della decisione di don Aldo di tenerla per tutti i tre mesi estivi. Un segno importante per le famiglie, un esempio per la comunità”. Un esempio che unisce idealmente istituzioni religiose e civili nella presa di coscienza di quel patto educativo sempre rilanciato da Papa Francesco e dai Vescovi italiani.

Articolo di Carlo Cammoranesi pubblicato su Avvenire

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