Non è facile ricordare la figura di Edith Stein (1891-1942), divenuta suora col nome di Teresa Benedetta della Croce dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, e morta nel campo di concentramento di Auschwitz. Era nata a Breslavia, quando ancora questa città faceva parte della Germania, solamente nel 1945, è tornata a far parte della Polonia col nome di Wroclaw. I suoi genitori erano ebrei ma Edith, nel 1904, abbandonò i principi di questa religione e si proclamò atea; nel corso degli anni i suoi studi si indirizzarono verso la filosofia, la psicologia, il tedesco, frequentando le università di Breslavia, Gottinga e Friburgo, dove divenne una studentessa di Edmund Husserl (1859-1938) filosofo e matematico austriaco.
Un modello di fede
Ma la sua vita cambiò radicalmente quando Edith lesse l’autobiografia di Santa Teresa D’Avila (1515-1582), la mistica spagnola, che propose un modello di fede basato sull’amicizia tra uomo e Dio e su una dimensione profondamente umana di Gesù Cristo, e ne restò colpita. Si fece battezzare il 1° gennaio del 1922 e abbandonò il ruolo di assistente del filosofo Husserl per dedicarsi all’ insegnamento presso una scuola domenicana. Inoltre, tradusse in tedesco l’opera di S. Tommaso d’Aquino, il “De Veritate”. Nel 1934 entrò nel convento Carmelitano di Colonia e prese il nome di Teresa Benedetta della Croce, da quel momento tutta la sua vita cambiò radicalmente.
La deportazione
Per salvarla dai nazisti, fu trasferita nel convento di Echt, in Olanda, ma Hitler ordinò che fossero arrestati anche glie ebrei convertiti. Edith, insieme alla sorella Rosa, anch’ella convertita, furono deportate al campo di concentramento di Auschwitz, dove furono assassinate nelle camere a gas il 9 agosto del 1942. Il suo corpo non fu mai trovato.
Certamente l’esistenza di questa suora, filosofa e mistica è stata caratterizzata da quanto accaduto in Europa, nel periodo tragico che ha vissuto l’intera popolazione tedesca, sotto l’influenza dell’ideologia nazista, che ha condizionato e portato alla morte milioni di uomini e donne e non solo di origine ebraica.
Edith Stein e la Croce
Essendo della scuola del filosofo Husserl, la Stein descrive il metodo fenomenologico affermando che si parte dal senso delle parole separandone i diversi significati. Per quanto riguarda il pensiero religioso, Edith ha messo la croce al centro di tutta la sua esistenza, per lei ha negato e lasciato tutto. Si è completamente e convintamente appoggiata alla Croce di Cristo, fonte e segno dell’Amore gratuito e infinito di Dio per noi. Così dirà: “ … Si può ottenere una Scientia Crucis (conoscenza della Croce) solo se la Croce è vissuta in fondo. Ne sono stata convinta fin dal primo momento e ho detto con tutto il cuore: ‘Ave, Crux spes unica‘ (‘Ti dò il benvenuto, Croce, nostra unica speranza’). Possiamo dire che per Edith esiste una vera teologia della Croce, vista come centro di tutta l’esperienza umana, da considerare un passaggio dalla morte alla rinascita spirituale, che conduce alla resurrezione di Cristo.
Compatrona d’Europa
Edith Stein è stata la prima martire cattolica di origine ebraica ad essere canonizzata, sempre da Giovanni Paolo II (1978-2005). Prima come beata, il 1° maggio 1987, poi proclamata santa l’11 ottobre del 1998, nello stadio di Mungersdorf a Colonia. E con il nome di Teresa Benedetta della Croce, il 1° ottobre del 1999, Giovanni Paolo II la nomina compatrona dell’Europa, insieme a Caterina da Siena (1347-1380) e Brigida di Svezia (1303-1373).