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Dopo la crisi l’Ordine di Malta volta pagina: “Fedeli al Papa”

“Il Gran Maestro? E’ stato mal consigliato”. In questa frase c’è il succo della conferenza con la quale il Gran Cancelliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, Albrecht Freiherr von Boeselager, ha spiegato alla stampa internazionale le radici della crisi che ha travolto l’Ordine nelle ultime settimane fino alle dimissioni del Gran Maestro fra’ Matthew Festing (“ma non è giusto dire che è stato mandato via: gli è stato chiesto in modo pastorale di lasciare” ha detto Boeselager). E non è difficile individuare chi sia stato a consigliare male il capo dello Smom, visto che alla conferenza stampa erano presenti gli altri Ministri di Stato dell’Ordine, membri del Sovrano Consiglio, vale a dire il Gran Commendatore, fra’ Ludwig Hoffmann von Rumerstein, attuale luogotenente interinale, il Grande Ospedaliere principe Dominique de la Rochefoucauld, e il tesoriere conte Janos Esterhazy. Il convitato di pietra è stato ancora una volta Raymond Burke, il cardinale patrono dell’Ordine, nominato nel 2014 al posto di Paolo Sardi. Il porporato americano ormai è in aperta rotta di collisione con la linea di Papa Francesco e appare evidente che la contrapposizione tra Festing e la S. Sede non è stata interamente farina del sacco dell’ormai ex Gran Maestro. Al punto che il rapporto della Commissione Papale ha avuto come conseguenza il ritorno di Boeselager nel governo dell’Ordine e la defenestrazione di Festing. Tuttavia il Gran Cancelliere non ha voluto commentare il ruolo del cardinale nella vicenda.

Lotta di potere

Che puzza lontano un miglio di lotta di potere e ha procurato non pochi problemi all’Ordine. Che sebbene non abbia un numero elevato di cavalieri professi (appena 55 su circa 13.500 membri e 100.000 volontari in tutto il mondo), rappresenta una realtà economica e sociale di prima grandezza. E soprattutto, è completamente autonomo, pur essendo un ordine religioso cattolico laicale, al punto da avere rapporti diplomatici con 106 Paesi e rapporti ufficiali con altri 6. Ma l’intervento del Papa, prima con la Commissione, poi con l’annuncio della prossima nomina di un Delegato pontificio, è apparso di fatto un commissariamento (qualcuno l’ha definito ironicamente un “anschluss” da parte del Vaticano). I vertici dell’Ordine hanno però più volte smentito una violazione della propria sovranità: “E’ tutto il contrario – ha detto Boeselager – Il S. Padre vuole rafforzare la nostra missione nel futuro, non indebolirci. Insieme al luogotenente interinale, conformemente alla nostra Costituzione, governeremo l’Ordine in modo efficace e unito” ha ribadito, confermando la volontà di collaborare con il Delegato e ringraziando il Papa “per la sua guida che ha aiutato a portare a conclusione la crisi di governo”.

Il caso profilattici

Sullo sfondo restano un paio di aspetti che secondo il Cancelliere sono stati chiariti ma che di fatto hanno scatenato la bufera sull’Ordine. Il primo è quello legato al presunto sostegno (o almeno alla mancata opposizione) alla distribuzione di profilattici in Africa da parte di volontari quando era Grande Ospitaliere. “La Commissione ha dimostrato che erano accuse infondate – ha detto il barone tedesco – Si è accertato che la violazione era stata del coordinatore locale di un progetto di cui il board centrale non era a conoscenza. Quando lo abbiamo saputo abbiamo agito immediatamente. Chi mi conosce sa che sono legato agli insegnamenti della Chiesa e sono considerato più conservatore che liberal”.

Ior e donazioni

Il secondo aspetto è quello finanziario. Non è sfuggito a nessuno che il fratello di Boeselager, George, è stato appena nominato nel Consiglio di sovrintendenza dello Ior: “La nomina di mio fratello – ha detto il Cancelliere – risale a prima della crisi, non ha nulla a che vedere con noi”. Anche sulla gestione delle donazioni milionarie i membri del Sovrano Consiglio hanno cercato di fugare ogni tentativo di speculazione garantendo la massima trasparenza. Resta il fatto che la vicenda ha avuto ripercussioni negative, sia pure al momento limitate, sulle donazioni stesse, indispensabili per portare avanti i progetti di assistenza socio-sanitaria in tutto il mondo: “E’ una questione di fiducia che dobbiamo ripristinare”.

Fedeltà al Pontefice

E in tal senso, Boeselager ha ribadito la piena sintonia con il Pontefice: “Anch’io sono rimasto scioccato nel leggere lettere di persone che hanno deciso di non aiutarci più perché pensavano che lottassimo contro il Papa. Non è così”. Francesco ha chiesto un “rinnovamento spirituale” dell’Ordine. Resta da vedere se al Delegato pontificio basteranno i tre mesi che separano lo Smom dalla convocazione Consiglio Compito di Stato, l’organo elettivo composto da una rappresentanza internazionale di membri dell’Ordine che sceglierà il nuovo Gran Maestro. Non è escluso che si proceda alla nomina di un luogotenente interinale per un ulteriore anno.

No a politiche antimigratorie

“La crisi sarà un evento marginale nella storia dell’Ordine – ha concluso il Cancelliere – In gioco c’è ben altro: la crisi nel mondo, con le richieste di milioni di persone senza casa che fuggono, annegano, vengono torturate. Dobbiamo combattere contro questa arrogante ignoranza e l’indifferenza nei confronti di questa crisi”. E non è mancata una “dichiarazione di principi” che in molti hanno letto come un attacco alla politica anti-immigrazione di Trump e del governo ungherese Orban in violazione dei diritti umani.

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