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Don Carlo Gnocchi: “Il padre dei mutilatini”

“E’ nella ricerca del volto di Cristo impresso nel volto d’ogni uomo che don Carlo ha consumato la sua vita. Lo ha cercato in ogni soldato, in ogni alpino – ferito o morente -, in ogni bimbo violato dalla ferocia della guerra, in ogni mutilatino vittima innocente dell’odio, in ogni mulattino frutto della violenza perpetrata sull’innocenza della donna, in ogni poliomielitico piegato nel corpo dal mistero stesso del dolore”.

Basterebbe queste parole pronunciate dall’allora arcivescovo di Milano il cardinale Dionigi Tettamanzi (1934-1917) durante il rito della beatificazione di Don Carlo Gnocchi (1902-1956) svoltasi il 25 ottobre del 2009 nel Duomo della città lombarda, come presentazione di quest’umile sacerdote che tanto ha fatto verso i più piccoli, nel secondo tremendo dopoguerra.

Nato a San Colombano un paesino vicino Lodi, rimase ben presto orfano di padre a soli cinque anni, e trasferitosi a Milano, a causa della tubercolosi perse in pochi anni anche due fratelli, restando solo con la madre. Proprio in famiglia aveva appreso i valori, della solidarietà, del lavoro e della fede, viene ordinato sacerdote a soli ventitré anni, il 5 giugno del 1925, dall’arcivescovo di Milano Eugenio Tosi (1864-1929). Ben presto svolge il suo apostolato tra i giovani dell’oratorio, sia nella parrocchia di Cernusco sul Naviglio e sia nella popolosa chiesa milanese di San Pietro in Sala. Nel 1936 il cardinale di Milano Ildefonso Scuster (1880-1954) lo nomina direttore spirituale dell’Istituto Luigi Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Subito dopo, all’inizio della guerra nel 1940, troviamo don Carlo mentre parte volontario nel Battaglione alpini “Val Tagliamento”, destinato al fronte greco-albanese, con questo gesto si sente più vicino ai suoi giovani, molti dei quali si sono arruolati. La sua esperienza come cappellano militare lo segna profondamente, partecipa infatti, come cappellano militare, alla battaglia di Nikolaevka, combattuta il 26 gennaio del 1943, durante la drammatica ritirata di Russia, dove assiste i soldati morenti, facendo una promessa: quella di prendersi cura dei loro figli. Tornato in Italia egli si adopera per realizzare quanto promesso. Così dedica tutta la sua vita, subito all’educazione dei giovani e all’assistenza ai più bisognosi. La sua opera si intensifica particolarmente dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando si prende cura dei “mutilatini”, bambini rimasti invalidi e straziate dalle bombe a causa del conflitto bellico, per questo compito così gravoso viene soprannominato il “padre dei mutilatini”.

Nel 1944 diventa direttore dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio in provincia di Como, e qui il sacerdote inizia a dare una forma concreta alla sua visione di assistenza da rivolgere ai più fragili. In seguito riesce ad aprire altri sedi in varie parti d’Italia. In quest’ istituto l’accoglienza e la riabilitazione sono dedicate ai bambini orfani e rimasti mutilati a causa della guerra, qui i piccoli pazienti trovano un ambiente familiare e un’educazione che li aiuta a superare le loro disabilità, riacquistando al tempo stesso piena fiducia in se stessi.

E il 1948 Don Carlo dà vita alla “Fondazione Pro Infanzia Mutilata” e successivamente nel 1951 diventa la “Fondazione Pro Juventute” nata dalla necessità di rispondere alle sempre crescenti richieste di assistenza per i giovani con disabilità. Don Gnocchi, consapevole del bisogno di ampliare la sua opera, decide di creare una struttura organizzata che potesse coordinare e sviluppare nuovi progetti. Don Carlo Gnocchi muore il 28 febbraio 1956 lasciando scritto di donare le sue cornee, a due giovani non vedenti ospiti della sua fondazione. Nel 2003 l’opera assistenziale da lui voluta, attualmente conosciuta come “Fondazione don Carlo Gnocchi onlus” è premiata con la medaglia al merito della sanità pubblica.

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