Come i Magi, “siamo chiamati ad essere premurosi nella ricerca, pronti a scomodarci per incontrare Gesù nella nostra vita“, a “ricercarlo per adorarlo, per riconoscere che Lui è il nostro Signore”. E' l'invito che rivolge Papa Francesco nel giorno dell'Epifania del Signore. Affacciandosi dalla finestra dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per la preghiera dell’Angelus, alle migliaia di pellegrini che affollano piazza San Pietro baciata da un timido sole invernale, il Pontefice fa notare i tre atteggiamenti – raccontati nel Vangelo odierno – con i quali è stata accolta la nascita di Cristo: “ricerca premurosa, indifferenza, paura”. Bergoglio esorta tutti a fare un esame di coscienza, a scegliere quale di questi tre atteggiamenti incarnare nella vita di credenti. Il più indicato è quello della ricerca premurosa: “Se abbiamo questo atteggiamento, Gesù realmente ci salva, e noi possiamo vivere una vita bella, possiamo crescere nella fede, nella speranza, nella carità verso Dio e verso i nostri fratelli”. Poi il saluto alle Chiese orientali cattoliche e ortodosse, che celebrano in questi giorni il Natale: “ad esse rivolgo il mio augurio più cordiale: questa gioiosa celebrazione sia fonte di nuovo vigore spirituale e di comunione tra tutti noi cristiani, che lo riconosciamo come Signore e Salvatore”.
Indifferenza e paura
Commentando il brano evangelo che narra l'episodio dell'Adorazione dei Magi, il Papa sottolinea come questi uomini saggi provenienti dall'Oriente “non esitano a mettersi in cammino per cercare il Messia”. Giunti a Gerusalemme “si rivolgono al re Erode, il quale chiede ai sommi sacerdoti e agli scribi di informarsi sul luogo in cui doveva nascere il Messia”. Ecco contrapporsi, alla ricerca premurosa dei Magi, “l’indifferenza dei sommi sacerdoti e degli scribi”. Conoscono le Scritture “e sono in grado di dare la risposta giusta sul luogo della nascita, ma non si scomodano per andare a trovare il Messia. Betlemme è a pochi chilometri, ma loro non si muovono”. Ma ancor più negativo, prosegue il Pontefice, è l'atteggiamento di Erode: la paura “che quel Bambino gli tolga il potere”. Così il re chiama i Magi e li invita a tornare da lui per informarlo sul Bambino. “In realtà – spiega il Pontefice -, Erode vuole sapere dove si trova il bambino non per adorarlo, ma per eliminarlo, perché lo considera un rivale”. E a braccio aggiunge: “La paura porta sempre all'ipocrisia. Facciamo attenzione”. Quindi prosegue: “Questi sono i tre atteggiamenti che troviamo nel Vangelo: ricerca premurosa, indifferenza, paura. E anche noi dobbiamo scegliere quale dei tre assumere“.
Due tentazioni
Il Papa pone poi l'accento sulla tentazione dell'egoismo, che “può indurre a considerare la venuta di Gesù nella propria vita come una minaccia”. Allora, come Erode, “si cerca di sopprimere o di far tacere il messaggio di Gesù”. E questo succede “quando si seguono le ambizioni umane, le prospettive più comode, le inclinazioni del male”. Cristo “viene avvertito come un ostacolo” e si ha voglia di eliminarlo dalla propria vita. L'altra tentazione coincide con uno degli atteggiamenti: si tratta dell'indifferenza. “Pur sapendo che Gesù è il Salvatore, si preferisce vivere come se non lo fosse – spiega Papa Bergoglio -: invece di comportarsi in coerenza alla propria fede cristiana, si seguono i principi del mondo, che inducono a soddisfare le inclinazioni alla prepotenza, alla sete di potere e di ricchezze“.
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L'esempio dei Magi
Al contrario, conclude il Pontefice, “siamo chiamati a seguire l’esempio dei Magi: essere premurosi nella ricerca, pronti a scomodarci per incontrare Gesù nella nostra vita. Ricercarlo per adorarlo, per riconoscere che Lui è il nostro Signore, Colui che indica la vera via da seguire. Se abbiamo questo atteggiamento, Gesù realmente ci salva, e noi possiamo vivere una vita bella, possiamo crescere nella fede, nella speranza, nella carità verso Dio e verso i nostri fratelli”. Quindi il tradizionale saluto e gli auguri di una buona Epifania: “A tutti auguro una buona festa. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.