“L’impegno per i diritti umani non è mai finito”. Papa Francesco, al termine dell’Angelus, invita a guardare alla Giornata mondiale dei Diritti umani, coincidente con la firma, 75 anni fa, della Dichiarazione Universale che li riconosce come tali, con il cuore aperto alla riflessione. E, al contempo, con una prontezza all’azione affinché ve ne sia la tutela nelle azioni quotidiane. La Dichiarazione, infatti, “è come una via maestra, sulla quale molti passi avanti sono stati fatti, ma tanti ancora ne mancano, e a volte purtroppo si torna indietro”. Per questo il Santo Padre conferma la sua vicinanza a coloro che “senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta”.
L’invito del Papa
Diritti che, fin troppo spesso, finiscono per essere violati in situazioni di conflitto. Per questo lottare per la pace significa lottare, al tempo stesso, per la loro salvaguardia: “Andiamo verso il Natale – ha detto il Papa -: saremo capaci, con l’aiuto di Dio, di fare passi concreti di pace? Non è facile, lo sappiamo. Certi conflitti hanno radici storiche profonde. Ma abbiamo anche la testimonianza di uomini e donne che hanno lavorato con saggezza e pazienza per la convivenza pacifica. Si segua il loro esempio”.
Il luogo originario
Le domeniche di Avvento sono, come l’intero tempo di avvicinamento al Natale, già di per sé un’occasione di riflessione. Alla quale il Vangelo ci invita attraverso la figura di Giovanni Battista, “il precursore di Gesù”, la cui voce viene descritta come quella di colui che grida nel deserto. Perché “Giovanni predica lì, nei pressi del fiume Giordano, vicino al punto in cui il suo popolo, molti secoli prima, era entrato nella terra promessa“. E, in tal modo, invita ad ascoltare Dio presso il luogo in cui aveva accompagnato e protetto il suo popolo per quaranta lunghi anni. “Esso è il luogo del silenzio e dell’essenzialità, dove non ci si può permettere di indugiare in cose inutili, ma occorre concentrarsi su quanto è indispensabile per vivere”.
La voce nel deserto
Un richiamo attuale, perché anche il nostro cammino di vita richiede di vivere liberandoci del superfluo, “per cogliere ciò che è veramente importante davanti a Dio“. E questo, ha spiegato il Papa, è possibile “solo attraverso il silenzio e la preghiera”. In tal modo, infatti, ci liberiamo “dall’inquinamento delle parole vane e delle chiacchiere. Il silenzio e la sobrietà non sono solo ‘fioretti’ o virtù, sono elementi essenziali della vita cristiana”. E la voce che predica nel deserto è la stessa che portiamo nel cuore: “Esprime ciò che matura dentro, dall’ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce”