Piacenza, arte del confronto
Icona
L’intervento di Mimmo Paladino consiste in un’installazione monumentale. Collocata al centro di piazza Cavalli. In posizione equidistante tra i due monumenti equestri di Francesco Mochi. Ed è composta da 18 sculture in vetroresina. Poste su una base quadrangolare di dodici metri. Il soggetto dell’opera utilizza l’icona tipicamente paladiniana di un cavallo. Ridisegnato a partire da un modello funerario di origine etrusca. Che, a seconda dei contesti, si arricchisce di risonanze omeriche, rurali, cortesi, militari. Il cavallo è dato come elemento formale di passaggio tra mondo antico e mondo moderno. Oltreché come luogo di incontro e scontro tra le civiltà di Oriente e Occidente.
Premessa ai grandi capolavori del Bernini
Nel caso di Paladino Piacenza, evidenzia Adnkronos, è evidente la volontà di interloquire con i monumenti farnesiani. Danno il nome alla piazza centrale della città emiliana. Opponendo al fasto delle sculture del Mochi il rigore delle forme stilizzate di Paladino. I due monumenti equestri collocati in piazza Cavalli si devono allo scultore toscano Francesco Mochi da Montevarchi (1580-1654). Ci lavorò per sedici anni, dal 1612 al 1628. Ranuccio Farnese, in costume romano, è raffigurato in modi ancora classicheggianti. Più matura la resa del padre Alessandro percorso da un fremente dinamismo. Riflesso nel mantello e nella gualdrappa gonfiati dal vento. Particolari, che denotano un evidente aggiornamento nello stile. Premessa ai grandi capolavori del Bernini.