La carezza del Papa agli ammalati. “Il Signore è vicino e solidale con quanti portano con coraggio e costanza la croce quotidiana”, assicura papa Francesco ai partecipanti al pellegrinaggio nazionale dell'Unitalsi a Lourdes. Ricordando la presenza di bambini anche diversamente abili, “raccolti attorno alla Vergine” e giunti dalla Palestina, il Pontefice rivolge il suo affettuoso saluto ai pellegrini e auspica che la significativa esperienza di preghiera e carità fraterna “aiuti ciascuno a riconoscere Gesù, sofferente e glorioso, presente nei fratelli poveri e ammalati”.
L’amore per gli ultimi e i sofferenti
Il Papa assicura il suo particolare ricordo nella preghiera affinché sotto lo sguardo materno di Maria siano rinnovati i generosi propositi di fervida testimonianza evangelica. Poi la benedizione apostolica rivolta ai sacerdoti, ai pellegrini e, in particolare, agli ammalati presenti a Lourdes. Nelle parole rivolte dal Pontefice all’Unitalsi è sintetizzato il senso più profondo della missione ecclesiale. Nel messaggio del Papa ai pellegrini dell’Unitalsi è racchiuso il Magistero della carità. L’amore è la prima, e in fondo l’unica, vocazione della Chiesa, come Gesù stesso ha insegnato proclamando il comandamento della carità. Solo attraverso l’amore, infatti, essa può realizzare il suo compito di essere strumento di unità per il genere umano. Come sempre, il ripensare all’altissima vocazione ricevuta in Cristo sbalordisce i credenti e li richiama all’urgente necessità di vivere la carità in ogni momento, facendo di essa il motivo propulsore di ogni iniziativa ecclesiale, e il parametro di verifica di ogni attività pastorale. È questa consapevolezza che ha spinto Francesco a indire un Anno Santo straordinario, e a caratterizzarlo, per straordinaria intuizione, con un tema specifico, a differenza dei precedenti.
Nel solco della Lumen Gentium
Nel definire l’essenza della Chiesa e il suo mandato, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, la definisce in poche e dense parole, quando afferma che essa “è in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Della misericordia divina la Chiesa deve essere, nella prospettiva missionaria ed evangelizzatrice di Papa Francesco l’annunciatrice e prima ancora la trasparente ricettrice, essa che è stata generata dall’effusione pasquale dello Spirito, che è l’amore stesso di Dio.
Sacramento di salvezza
La carità, che deve animare la Chiesa al suo interno e la rende sacramento di salvezza, la deve spingere anche verso l’esterno, in modo da trasmettere ciò che ha ricevuto e la costituisce, e assicurandone l’unità negli intenti e nella prassi. Francesco è il primo a dare l’esempio, mostrando la disponibilità interiore e a spingere i fedeli con grade forza in avanti, sempre oltre. Il Papa non sa bene dove, come papa Roncalli non conosceva fin da prima l’esito del Concilio. Sa però che prendere il largo è il solo modo per lasciare che il Signore realmente ci guidi, e che osare per il bene della missione e degli uomini del nostro tempo è la sola via per lasciare che lo Spirito rinnovi la Chiesa, rendendola sempre capace di profezia, e trasformi il mondo con la potenza della carità e della fraternità.
La legge divina nella città terrena
Il Concilio Vaticano II, a giudizio di Francesco, non guarda ai laici come se fossero membri di “second’ordine”, al servizio della gerarchia e semplici esecutori di ordini dall’alto, ma come discepoli di Cristo che, in forza del loro Battesimo e del loro naturale inserimento “nel mondo”, sono chiamati ad animare ogni ambiente, ogni attività, ogni relazione umana secondo lo spirito del Vangelo, portando la luce, la speranza, la carità ricevuta da Cristo in quei luoghi che, altrimenti, resterebbero estranei all’azione di Dio e abbandonati alla miseria della condizione umana. Nessuno meglio di loro può svolgere il compito essenziale di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena.
La forza dei gesti
Oltre allo stile di vita, la sua opzione per i poveri si esprime in gesti altamente significativi quali sono, ad esempio, la lavanda dei piedi dei dodici ragazzi detenuti nel carcere minorile di Casal del Marmo, tra i quali due ragazze, una di esse musulmana (2013), o dei dodici disabili e anziani al Centro Santa Maria della Provvidenza (2014), o ancora dei dodici detenuti nella Casa circondariale del Nuovo complesso Rebibbia (2015). A questi si potrebbero aggiungere tanti altri gesti, come le visite alla favela di Manguinho di Rio di Janeiro in occasione della Giornata mondiale della Gioventù (2013); alla baraccopoli di Kangemi nella periferia di Nairobi (2015); le visite, spesso non previamente annunziate, ai centri di anziani o bambini ammalati o alle parrocchie periferiche della sua diocesi; l’abbraccio affettuoso e tenero ai bambini, agli anziani e ai disabili; l’allestimento di docce e barbieria per i senzatetto in Vaticano e l’invito fatto loro a partecipare al concerto offerto nella Sala Paolo VI e innumerevoli altri.