“Se vogliamo realmente risolvere i problemi e non perderci nei sofismi” è necessario “risolvere la radice di tutti i mali che è l’inequità. Per fare questo ci sono alcune scelte prioritarie da compiere: rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della inequità”. Sono le parole di Papa Francesco nel videomessaggio diffuso oggi in occasione del convegno promosso a Milano sul tema “Expo delle idee, il modello alimentare italiano per nutrire il pianeta, tra innovazione e sostenibilità”. Dinanzi a rappresentanti della politica e delle istituzioni, manager e imprenditori, esponenti del mondo delle associazioni e delle organizzazioni internazionali il Santo Padre ha ricordato che l’umanità sta vivendo il “paradosso dell’abbondanza”: alla produzione mondiale di cibo, sufficiente per tutti, non corrisponde un’equa distribuzione a causa di gravi fenomeni tra cui sprechi, scarti e consumi eccessivi di alimenti.
“Abbiate uno sguardo e un cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria – ha indicato – ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà”. “La dignità della persona umana e il bene comune”, secondo il vescovo di Roma, “dovrebbero strutturare la politica economica”, ma invece “spesso sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale”. “Per favore – ha aggiunto – siate coraggiosi e non abbiate timore di farvi interrogare nei progetti politici ed economici da un significato più ampio della vita perché questo vi aiuta a ‘servire veramente il bene comune’ e vi darà forza nel moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo”.
Il successore di Pietro ha osservato che la terra “chiede rispetto e non violenza, o peggio ancora, arroganza da padroni”. “Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita – ha concluso – perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi. L’atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani, riguarda tutti”.