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“DIALOGO E CONVIVENZA TRA FEDI” NEL VIAGGIO APOSTOLICO IN BOSNIA

“Mir vama” – “pace a voi” – è il motto dell’ottavo viaggio apostolico internazionale che Papa Francesco ha scelto di compiere a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, a 20 anni dall’Accordo di pace di Dayton. Nonostante siano passati quattro lustri, la città mostra ancora le ferite del tremendo conflitto interetnico che scoppiò nel 1990 e che portò alla disgregazione della Jugoslavia. Il Pontefice ha voluto chiarire gli obiettivi della visita odierna nei Balcani: confermare “nella fede” i cattolici, sostenere il dialogo ecumenico e interreligioso e incoraggiare la convivenza pacifica nel Paese. Non è stato semplice, per i cittadini bosniaci, tornare alla normalità dopo aver vissuto sulla propria pelle le pulizie etniche, le esecuzioni sommarie e le stragi di civili, come quella avvenuta il 5 febbraio 1994, conosciuta come “il massacro di Markale”, nella quale morirono 68 persone a causa un proiettile di mortaio sparato sul mercato dalle milizie serbe guidate dal generale Ratko Mladi.

Oggi croati, bosniaci musulmani e serbi sono impegnati insieme nella ricostruzione materiale e sociale del Paese. Dei quasi 4 milioni di abitanti bosniaci, infatti, la metà vive sulla soglia della povertà, mentre un altro mezzo milione è disoccupato. A ciò si aggiungono le devastanti alluvioni che l’anno scorso hanno distrutto oltre il 30% dei terreni coltivati.

Mentre Papa Bergoglio giunge a Sarajevo anche “per rimettere la Bosnia-Erzegovina al centro dell’opinione pubblica internazionale, affinché i politici si sforzino di trovare una soluzione giusta e durevole per il bene di ogni cittadino di questo Paese” – come dichiarato dal cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo – nuovi preoccupanti “proclami di guerra” tornano a toccare questa terra con inquietante tempismo.

Proprio ieri l’Isis ha lanciato in rete un videomessaggio in cui si annunciano futuri attacchi nella regione balcanica ai danni di coloro che “in Kosovo, in Albania, in Macedonia ed in tutti i Balcani hanno disprezzato i musulmani”. “Dovrete aver paura di camminare per le strade, di stare nei vostri uffici, di dormire nelle vostre case. Con il permesso di Allah, vi strangoleremo”, ha dichiarato un miliziano di lingua albanese.

Gli appuntamenti che oggi vedranno impegnato il successore di Pietro, sono: l’incontro con i rappresentanti delle istituzioni insieme alle guide religiose della Chiesa cattolica, ortodossa e della comunità islamica; l’incontro con i giovani e il saluto ai malati. Infine, il Papa presiederà anche la Messa nello stadio Kosevo – lo stesso che ha ospitato Giovanni Paolo II nel 1997. Questo nuovo viaggio, intenso e al contempo festoso, preannuncia segni di speranza per l’intero popolo della Bosnia Erzegovina, testimoniando ancora una volta la vicinanza di Francesco a quei Paesi che devono affrontare grandi problemi legati alla povertà e all’emarginazione.

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