Era il 2012, e un “corvo” faceva girare lettere contro Bertone, il tempo dei veleni contro il leader dei salesiani per il suo operato in un momento di varie difficoltà all’interno delle mura vaticane. Oggi ci pensa invece una “talpa” a far uscire non solo lettere riservate ma addirittura mail fornite ai giornali per descrivere – come afferma un’inchiesta del settimanale l’Espresso – “gli scontri di potere tra i prelati più importanti. Tutti contro tutti nella gestione degli affari vaticani”. Articoli che il portavoce della Santa Sede definisce “indegni e meschini”.
Secondo le indiscrezioni pubblicate stamattina dal settimanale, alle riunioni i cardinali si insulterebbero per la gestione del potere. A scatenare questo bailamme sarebbe l’atteggiamento del cardinale George Pell, ex vescovo di Melbourne ora a capo della Segreteria dell’Economia, definito “il ranger” dallo stesso Francesco quando lo presentò in conferenza stampa. Il suo scopo doveva essere quello di mettere ordine nella gestione economica vaticana, sui conti e sugli enti collegati alla Santa Sede. Ma evidentemente il suo atteggiamento non è gradito a tutti: le sue mosse avrebbero spaccato la curia.
“C’è uno che fa tutto e gli altri no”, avrebbe messo a verbale il neo camerlengo Jean Luis Tauran. “Siamo in un fase di sovietizzazione”, avrebbe rincarato la dose secondo l’Espresso Giovanni Battista Re; “E’ pericoloso che la Segreteria prenda in mano tutto”.
Prese di posizioni dure, come la mail del 5 settembre 2014 nella quale in cardinal Pell avrebbe ordinato al card. Calcagno, presidente dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) di procedere alla transizione delle attività della sezione straordinaria a quelle di tesoreria, blitz che sarebbe fallito solo dopo un’udienza di Calcagno col Pontefice e un suo successivo “rescritto” che bloccava i trasferimenti.
Ma Pell è finito nel mirino del settimanale del gruppo l’Espresso anche per le cosiddette “spese pazze” che avrebbe fatto in poco tempo, da luglio 2014 a gennaio 2015: 501 mila euro tra computer, pubblicazioni, stipendi, vestiti, affitti. Nel calderone del prelato – sempre secondo l’Espresso – anche un sottolavello da 4.600 euro, e diversi biglietti aerei tutti rigorosamente in business class, cioè dal costo di mille euro in su.
Non sono piaciute nemmeno le dichiarazioni sui presunti “tesoretti” messi fuori bilancio da lui scovati e messi a disposizione dei poveri. Secondo molti Pell non ha scoperto nulla di nuovo: le tabelle a cui fa riferimento sarebbero ben conosciute dal Papa e dai cardinali, e sono quelle che elencano tutti gli asset extrabilancio.
Dalla “guerra”, agli ospedali. Nel senso che uno dei fronti aperti è quello del prestito negato da Pell all’Idi per evitarne la chiusura; situazione critica alla quale si è ovviato – non senza molti mal di pancia – con un’elargizione dell’Apsa. Soldi che dovranno comunque essere restituiti in tre anni.
Se fosse vero tutto ciò che è stato descritto dall’Espresso, ci troveremmo con un Vaticano ancora una volta dilaniato da lotte intestine, ben lontane dalle indicazioni e dagli insegnamenti che Papa Francesco ogni giorno predica con forza: una Chiesa povera, lontana dai giochi di potere e soprattutto vicina a chi soffre.
Intanto Padre Lombardi, pur non smentendo l’esistenza dei documenti, precisa: “Il passaggio di documenti riservati alla stampa per finalità polemiche o per alimentare contrapposizioni non è nuovo, ma è sempre da condannare decisamente, ed è illegale. Il fatto che argomenti complessi dal punto di vista economico o giuridico siano stati o siano oggetto di discussione e di punti di vista diversi è da considerare normale. Alla luce dei pareri emersi il Papa dà i suoi orientamenti e tutti i responsabili li seguono. E non è vero che la Segreteria per l’Economia non stia portando avanti il suo lavoro con continuità ed efficacia. A conferma di ciò la Segreteria prevede nei prossimi mesi di pubblicare i bilanci del 2014 e i preventivi del 2015 per tutte le entità della Santa Sede, compresa la stessa Segreteria”.