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Dagli Emirati al Marocco, la via ecumenica di Papa Francesco

Quando il saggio segnala il sole con il dito, lā€™idiota guarda il suo dito, dice un proverbio. IlĀ Papa non ĆØ il sole, lui ĆØ il dito. Guardiamo il sole, che ĆØ Cristo, e non il ditoā€. Parole con un messaggio ben preciso quelle dell'arcivescovo di Rabat, monsignor Cristobal Lopez, che richiamano non tanto a Papa Francesco come figura quanto piuttosto alla sua rappresentanza: quando il Santo Padre si recherĆ  in Marocco, alla fine del mese, “piĆ¹ che quello che farĆ … sarĆ  importante lā€™atteggiamento con cui viene e con cui dobbiamo accoglierlo”. Non lasciarsi andare ai sensazionalismi nĆ© all'impatto che la figura di un Pontefice puĆ² suscitare nel recarsi in un Paese arabo, ma concentrarsi su quello spirito di ecumenismo che Papa Francesco ha manifestato nella sua visita ad Abu Dhabi, dove ha sottoscritto un documento importante, un primo fondamentale e condiviso passo per la creazione di un solido ponte di dialogo con la religione islamicaĀ che travalichi le deviazioni del fondamentalismo e raggiunga una dimensione di confronto e tolleranza. Questo il richiamo, anzi, l'invito dell'arcivescovo: dare continuitĆ  alla strada di Francesco, far sƬ che il suo messaggio non si limiti all'entusiasmo di un momento ma sia parte di un grande progetto di fratellanza fra le grandi religioni monoteistiche.

Il rispetto delle differenze

Sono passati oltre 30 anni dall'ultima visita di un Pontefice in Marocco. Fu Giovanni Paolo II, nel 1985, a varcare i crinali dell'Atlante per incontrare i giovani musulmaniĀ in un evento di portata storica nello stadio di Casablanca, quando fece appello alla lealtĆ  e al “rispetto delle differenze” veicolando un messaggio di speranza. Riflettere sui tratti comuni piuttosto che chiuderci nelle nostre diversitĆ : un messaggio che Papa Francesco ha ribadito durante la sua visita nella Penisola araba, spiegando che “il coraggio dell'alteritĆ  ĆØ l'anima del dialogo”. Un aspetto tutt'altro che banale, attorno al quale ruotano le possibilitĆ  di un futuro di rispetto reciproco, epurato dagli odi fondamentalisti: “Il Pontefice ha aperto una finestra di dialogo in terra araba – ha spiegato a In Terris il professor Hafez Haidar, scrittore libanese ed ex candidato al Nobel per la Pace – e, allo stesso tempo, assestato uno schiaffo micidiale al jihadismo, che poi altro non ĆØ che un'idea sbagliata dell'Islam. In un momento storico come quello attuale, dove si assiste al dilagare della paura dell'altro,Ā si tratta di un gesto di grande significato, un sigillo papale ma anche un atto deciso da parte dell'Islam: un segnale di forte apertura reciproca che ribadisce la necessitĆ  di dialogare come antidoto all'ignoranza che genera l'intolleranza e l'integralismo violento. E, nondimeno, ĆØ un messaggio anche all'Arabia Saudita”.

Parlare, confrontarsi

Non ĆØ semplice conciliare tradizioni e usanze diverse ma, in fondo, non ĆØ questo che si richiede a un dialogo costruttivo, da basare piĆ¹ che altro sul confronto e sul ragionamento in merito ai tratti comuni: “E' inevitabile che, per quanto sia stata tracciata una via importante, qualche difficoltĆ  verrĆ  incontrata. Noi cattolici ci affidiamo al Papa, l'Islam ĆØ diviso al suo interno, risente ancora delle divergenze fra sunniti e sciiti e ogni nazione ha un suo imam… Mettere in ordine tutte le varie componenti non ĆØ semplice. Di sicuro il Papa ha rimosso una grossa barriera, dimostrando che chiacchierare non serve ma che un confronto basato sul rispetto delle divergenze ĆØ possibile”. Non ĆØ forse un caso che, subito dopo la sua visita ad Abu Dhabi, Papa Francesco abbia scelto il Marocco: “C'ĆØ una chiave di lettura – ha detto ancora il professor Haidar – che, secondo me, dev'essere declinata fra i contenuti del documento sottoscritto dal Papa e dal Grande Imam e il necessario contrasto al fondamentalismo. I gruppi jihadisti fomentano l'odio additando all'Occidente le responsabilitĆ  dei maltrattamenti subito dal popolo mediorientale nel recente passato. Forse c'ĆØ del vero ma l'influenza occidentale non ha lasciato solo ereditĆ  negative. Come non ĆØ possibile indicare tutti gli islamici come 'terroristi', allo stesso modo non si puĆ² negare quanto di positivo ĆØ stato lasciato dagli occidentali in quelle terre. In questo consiste lo schiaffo ai fondamentalisti: aver dimostrato che parlare e confrontarsi offre molte piĆ¹ opportunitĆ  di un odio scellerato”.

Verso il Marocco

In Marocco c'ĆØ attesa per la visita di Papa Francesco che, nonostante abbia parlato del documento sottoscritto con al-Azhar come di una prima tappa della lunga via comune del dialogo, ĆØ riuscito ad aprire un'importante finestra sul mondo arabo: “Il Papa verrĆ  in Marocco come pastore universale – ha spiegato ancora l'arcivescovo di Rabat -, padre di tutti i cristiani cattolici, persona di buona volontĆ  che vuole incontrare tutti. E per tutti, si presenta come ā€˜Servo della speranzaā€™. Viene per riempirci di speranza, per darci forza, per riprenderci dallo scoraggiamento, per infondere entusiasmo; viene ad annunciare il Vangelo a noi”. Una missione che esula dal semplice viaggio ma che impegna i credenti di entrambe le religioni a trasferire il messaggio di pace anche nella quotidianitĆ , con la consapevolezza che la vera sfida non ĆØ tantoĀ quella del confronto con l'alteritĆ , ma con quanto noi stessi siamo in grado di oltrepassare le barriere della diffidenza.

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