Sarà la Santa Sede a riconoscere ufficialmente i nuovi Istituti di vita consacrata e le nuove Società di vita apostolica. La competenza, finora, è stata soltanto dei vescovi diocesani, ma con il Motu Proprio “Authenticum charismatis” Papa Francesco modifica il canone 579 del Codice di Diritto Canonico. E stabilisce che “l’ultimo giudizio” spetta alla Sede Apostolica. I vescovi diocesani possono, ciascuno nel proprio territorio, erigere con formale decreto istituti di vita consacrata, “previa autorizzazione del la Sede Apostolica”, è l’aggiunta di Jorge Bergoglio.
Stop alle derive
Un modo, sottolinea LaPresse, per evitare “derive” e approvazioni imprudenti di istituti carismatici non autorizzati. “I fedeli hanno il diritto di essere avvertiti dai Pastori sull’autenticità dei carismi e sull’affidabilità di coloro che si presentano come fondatori”, sottolinea papa Bergoglio. Il riferimento non è esplicitato, ma i casi negli anni sono stati diversi, soprattutto in Africa. Dove i responsabili di diocesi troppo spesso si sono ammantati di ruoli che andavano ben oltre le loro competenze.
Più ecclesialità
Per il Papa, segno dell’autenticità di un carisma deve essere la sua “ecclesialità“. Cioè la sua capacità di “integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti”. Citando il decreto conciliare “Perfectae caritatis”, Francesco chiede che si eviti che “sorgano imprudentemente istituti inutili o sprovvisti di sufficiente vigore”. La vitalità di nuovi Istituti e Società sarà quindi vagliata dall’autorità della Chiesa”. Che “esaminerà “l’autenticità della finalità ispiratrice“. E per evitare “l’eccessiva moltiplicazione di istituzioni tra loro analoghe. Col conseguente rischio di una nociva frammentazione in gruppi troppo piccoli”. Il Motu Proprio è promulgato tramite pubblicazione sull’Osservatore Romano ed entra in vigore dal 10 novembre.