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Da Bari il grido di pace delle Chiese

Non c’è da attendersi un documento congiunto finale ma “speriamo che i responsabili politici possano ascoltare le parole del Papa e indirettamente il richiamo alle loro coscienze per cercare una soluzione politica e non attraverso il sopruso”. Con queste parole il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, cardinale Leonardo Sandri, ha concluso la conferenza stampa di presentazione del pellegrinaggio che Papa Francesco effettuerà sabato prossimo a Bari per chiedere la fine di ogni guerra in Medio Oriente e delle persecuzioni dei cristiani. Un incontro nel segno dell’ecumenismo a cui sono stati invitati tutti i patriarchi delle chiese cattoliche, di quelle ortodosse e i rappresentanti luterani. 

I partecipanti 

Al momento hanno confermato la loro partecipazione Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli, il metropolita Hilarion, numero due del patriarcato di Mosca, il patriarca greco ortodosso di Alessandria Theodoros II, il rappresentante del patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, Nektarios, e di quello cipriota Vasilios. Per gli ortodossi orientali significative le presenze del Papa copto Tawadros, del patriarca siro ortodosso di Antiochia, Ignazio Aphrem, del catholicos di Cilicia degli armeni Aram. Ci sarà anche il catholicos della Chiesa assira Gewargis II. Da parte cattolica saranno presenti tutti i patriarchi ad eccezione del melchita di Antiochia che manderà il suo rappresentante mons. Jeanbart, arcivescovo di Aleppo. 

L’azione del Papa 

Il cardinale Sandri ha ricordato la grande attenzione di Papa Francesco per il Medio Oriente, nel solco dei predecessori, che “si potrebbe configurare in tre dimensioni, come fossero tre momenti, tre palpitazioni di uno stesso abbraccio del Papa verso questa regione del mondo e della Chiesa”. Anzitutto “verso le Chiese orientali cattoliche”. Il prefetto ha ricordato i continui incontri, collettivi e singoli, con i pastori di quelle comunità, come pure è stata importante da parte di Francesco la decisione di “presiedere quella che si chiama significazione della communio ecclesiastica” in occasione delle elezioni dei patriarchi copto, melchita e armeno. La “seconda palpitazione è quella con i capi delle Chiese ortodosse – ha proseguito Sandri – Sempre ha avuto con loro gesti di amicizia, accoglienza, apertura, per buttare giù i muri, mettendosi umilmente accanto a loro e identificandosi con loro attraverso quella sua celebre espressione, l’ecumenismo del sangue. Ci manca molto per l’unità ma siamo uniti attraverso  i martiri condivisi, cattolici e ortodossi. Infine, il “mondo musulmano e il dialogo interreligioso. Le vittime del terrorismo – ha ricordato il cardinale – non sono selezionate, quando c’è un linguaggio di odio viene profanato il nome di Dio che è pace”. Il prefetto ha sottolineato anche l’azione diplomatica della S. Sede per la pace nella regione, attraverso l’attività della Segreteria di Stato, dei nunzi, di contatti bilaterali. 

L’idea 

Sandri ha spiegato che erano “nel 2016 il patriarca maronita ha scritto una lettera al Papa a nome di tutti i patriarchi cattolici con il consenso di molti ortodossi invitandolo a fare un gesto profetico per i cristiani perseguitati. Bari dunque viene a configurare questo appello alla preghiera e alla comunità cristiana per unirsi con l’arma potente della preghiera e della fede, l’unica che può cambiare i cuori”. 

Il programma 

Papa Francesco parlerà all’inizio e alla fine. In mezzo, una “riflessione, per condividere pareri, riservata, con i capi delle chiese”. Una riflessione che prenderà le mosse dalla relazione dell’amministratore apostolico di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, che metterà a disposizione di tutti i partecipanti. “Sarà quasi un cenacolo – ha concluso il card. Sandri – Al termine ognuno dei patriarchi sarà raggiunto da un bambino con una colomba che lanceranno come segno di pace”. 

La scelta di Bari 

Il capoluogo pugliese è stato scelto “perché ci sono le reliquie di s. Nicola – ha spiegato il card. Sandri – e c’è l’icona della Madonna Odigitria, che segnala Gesù via, verità e vita. Sappiamo che molti sono in vacanza ma abbiamo scritto al presidente della Cei, card. Bassetti perché possa sensibilizzare le diocesi, e lo stesso al card. Bagnasco, presidente della Conferenze episcopali europee, per dare un segnale di sensibilizzazione, un’adesione il più corale possibile”. 

Cristiani in fuga 

Alla presentazione era presente anche il cardinale Koch, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani che ha ricordato come “il Medio Oriente sia la regione dove la situazione dei cristiani è più precaria” Il porporato svizzero ha fornito una cifra eloquente: un secolo fa i cristiani erano il 20% della popolazione, ora sono il 4%. Eppure, “quella regione martirizzata è il luogo dove le relazioni ecumeniche sono più promettenti”. Un ecumenismo, ha ricordato, fatto di “tre dimesioni: vita, santità e sangue”. “I cristiani – ha sottolineato Koch – rimarranno solo se la pace sarà ristabilita. Ecco perché dall’inizio della crisi la Chiesa ha chiesto il ripristino della pace attraverso una soluzione politica. Non è possibile immaginare il Medio Oriente senza cristani, non solo per ragioni religiose ma anche politiche e sociali, in quanto elemento essenziale di equilibrio”. Per questo è necessario “proteggere i diritti di ogni persona e di ogni minoranza”. Il principio di cittadinanza già enunciato più volte dalla S. Sede e nei giorni scorsi ribadito dal Segretario di Stato card. Parolin al convegno sulla libertà religiosa organizzato dall’ambasciata americana. Infine, il card. Koch ha riaffermato la “necessità urgente di proseguire il dialogo interreligioso”, unico vero antidoto al terrorismo. 

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