L’amore come antidoto alla “cultura dello scarto”. Si conclude oggi la terza assemblea della Famiglia carismatica cottolenghina. “Tra le vittime più eloquenti della cultura dello scarto ci sono gli anziani e i malati cronici terminali– afferma il padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice-. Le nostre case in Italia ne accolgono oltre 1.500 tra anziani. Con patologie neurodegenerative. E disabili con disturbo del neurosviluppo”.
No alla cultura dello scarto
“Sbaglia”, quindi, chi considera le Rsa, le Rsd o le Ra, luoghi “dove si segrega la gente”. E propone come via quasi esclusiva l’assistenza domiciliare. “In questo caso l’ideologia è più forte della realtà- osserva don Arice-.. Ma che io o altri come me lo dicano, non è sufficiente. In contraddittorio verbale non basta! Dobbiamo dimostrare, anche scientificamente, che non è così. E che se per qualcuno l’assistenza domiciliare è possibile. Per altri la soluzione più adeguata e possibile non può che essere la struttura”.
Competenza assistenziale
Serve, perciò, “la massima attenzione al progetto di vita delle persone che accogliamo”. Con “adeguate proposte di vita che rispondano agli effettivi bisogni degli ospiti”. E “se dovesse passare, come mi auguro non accada, che le Rsa debbano essere chiuse, noi non potremmo dire. Noi siamo il Cottolengo e per questo lasciateci stare”. Ciò per “una dimostrata competenza assistenziale ed educativa. Capace di rispondere ad una qualità di vita possibile dei nostri ospiti”, conclude il padre generale della Famiglia carismatica cottolenghina.