Il 29 luglio la Chiesa ci ricorda Marta di Betania, la sorella di Maria e Lazzaro. Di lei conosciamo quello che ci viene raccontato nei Vangeli di Luca e Giovanni. Betania – o al-Azariyya – è un villaggio del Governatorato di Gerusalemme in Palestina, abitato in modo continuato dal VI secolo a.C. È separata dalla Città Santa dal muro di separazione israeliano. Oggi ha il nome arabo al-Azariyeh, che significa “luogo di Lazzaro”.
Chi era Marta di Betania
Non abbiamo tante notizie su Marta. Sappiamo però che il nome in aramaico antico significa “signora”, e che, secondo la Legenda Aurea – una raccolta medievale di biografie agiografiche composta in latino da Jacopo da Varazze, frate domenicano e vescovo di Genova -, sarebbe stata la donna emorroissa guarita da Gesù. La Legenda fu compilata a partire circa dall’anno 1260 fino alla morte dell’autore, avvenuta nel 1298. Proprio gli evangelisti ci presentano la figura di Marta, come di una donna che si mette al servizio degli altri con umiltà, anche se, come riferisce Luca, (10,40) si lamenta davanti a Gesù di ritrovarsi sola ad occuparsi della casa, in quanto la sorella Maria concentra il suo tempo dedicandosi a Gesù stesso.
Il culto
Marta la troviamo, come descritto da Giovanni (11, 21-22) nella morte di Lazzaro, che si fa incontro a Gesù, implorandolo perché faccia qualcosa. Dimostra tuttavia la sua fede affermando: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà”. Marta ha fiducia in Gesù…Lazzaro risorgerà, tra lo stupore dei presenti e degli apostoli stessi. Troviamo traccia della presenza di Marta, Maria e Lazzaro in Provenza, intorno all’anno 48 e proprio in questa zona si diffuse il culto verso Marta, soprattutto a Tarascona, un comune francese situato nel dipartimento delle Bocche del Rodano della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
La leggenda di Tarascona
Una leggenda popolare narra come vicino alla foce del fiume Rodano, dove forse sarebbero sbarcati Marta, Maria e Lazzaro, abitasse un mostro chiamato “Tarasque”, che terrorizzava la popolazione. Questo animale venne ammansito da Santa Marta con le preghiere, a ognuna delle quali la bestia diventava sempre più piccola. Una volta diventato innocuo, Marta portò l’animale nella città di Tarascona ma i cittadini, ancora spaventati, lo uccisero. A Tarascona, vennero raccolti in un sarcofago del III secolo i resti di Marta, ma solamente nel 1187 venne costruita una chiesa: la Collegiata reale di Santa Marta, un santuario in stile gotico, restaurata dopo i bombardamenti anglo-americani della seconda guerra mondiale, nella cui cripta sono conservate le reliquie della santa. Il culto e la devozione verso santa Marta si diffuse in Europa a partire dal secolo XII e proprio da quel momento la data liturgica della sua festa venne fissata al 29 luglio.