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Cristiani e musulmani insieme per la pace

Afebbraio hanno firmato lo storico documento sulla Fratellanza umana. Oggi l'incontro in Vaticano tra Papa Francesco e il Grande Imam Ahmed Al-Tayeb, Sceicco di Al-Azhar. Nel testo firmato al termine dell’incontro interreligioso al Founder’s Memorial di Abu Dhabi, il Papa e il Grande Imam chiedono ai leader religiosi e politici mondiali “di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace“, intervenendo per “porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive”.  La fede “porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani, uguali per la Sua Misericordia, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”. Il rapporto tra Occidente e Oriente è “un’indiscutibile reciproca necessità, che non può essere sostituita e nemmeno trascurata, affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture”. L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà dell’Oriente “rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo”. E l'Oriente “potrebbe trovare nella civiltà dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale”.

Cattolici e sunniti uniti contro il terrorismo

È importante “prestare attenzione alle differenze religiose, culturali e storiche che sono una componente essenziale nella formazione della personalità, della cultura e della civiltà orientale; ed è importante consolidare i diritti umani generali e comuni, per contribuire a garantire una vita dignitosa per tutti gli uomini in Oriente e in Occidente, evitando l’uso della politica della doppia misura”. Il dialogo tra i credenti “significa incontrarsi nell’enorme spazio dei valori spirituali, umani e sociali comuni, e investire ciò nella diffusione delle più alte virtù morali, sollecitate dalle religioni; significa anche evitare le inutili discussioni”. La protezione dei luoghi di culto (templi, chiese e moschee) è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali. “Ogni tentativo di attaccare i luoghi di culto o di minacciarli attraverso attentati o esplosioni o demolizioni è una deviazione dagli insegnamenti delle religioni, nonché una chiara violazione del diritto internazionale”, concordano la guida spirituale dei cattolici e quella dei sunniti. “Il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, spargendo panico, terrore e pessimismo non è dovuto alla religione, anche se i terroristi la strumentalizzano, ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza”; per questo è necessario “interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale. Occorre condannare un tale terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni”.

Il vero significato dell'incontro

Il magistero, a giudizio di don Fortunato Di Noto, non può scadere in una mera interpretazione mediatica, fatta di frasette avulse dal contesto e dal testo stesso che ha una sua dinamica interiore. Non è il magistero un tweet, anche se i messaggi brevi sono significativi nella misura in cui dietro le parole c’è la conoscenza della Parola di Dio, della Tradizione, del Concilio e anche della liturgia. La predicazione di Francesco risulta popolare e di immediata comprensione, ma chi ha pazienza di leggere i testi, i discorsi, le esortazioni e le encicliche si rende conto della profondità, della complessità delle questioni, della dottrina e delle domande sull’uomo, sul creato e sulle questioni del mondo e della vita che richiede una risposta collegiale, decentrata.  Per esempio, riguardo la relazione con i credenti dell’Islam. Per sostenere il dialogo è indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori.  In questo complesso, difficile ma possibile dialogo si inseriscono anche i non cristiani. Secondo Di Noto, si comprende meglio perché Francesco ha aggiunto un importante punto nella sua visione ecumenica, che già era stato comunque accennato da Giovanni XXIII nel suo discorso Gaudet Mater Ecclesia all’apertura del Vaticano II (11 ottobre 1962). All’epoca, Roncalli aveva affermato che gli errori non andavano più combattuti con le armi della forza ma risanati con la medicina della misericordia. Ritorna ancora l’architrave della Chiesa, la misericordia. L’ecumenismo sarà sempre possibile e questa medicina deve essere prescritta e assunta, dato che Dio è tutto in tutti. Una interpretazione profetica che ripresenta le nuove sfide e fatiche del dialogo con le religioni e culture del mondo intero. Un percorso documentato dal cardinale Walter Kasper nel saggio Un cuore solo. Papa Francesco e l’unità della Chiesa (Edizioni Terrasanta).

Il “Dio sbagliato”

La missione di Francesco è inequivocabile, secondo Raniero La Valle, già direttore de “L’Avvenire d’Italia” e più volte parlamentare. Se lui e la Chiesa ci riusciranno sarà un bene, altrimenti l'alternativa è drammatica e sarà una tragedia, perché il mondo vive in una situazione di estremo pericolo: ha perso la cultura, ha perso certezze, l'uomo sta tentando di regolare tutto attraverso il denaro e il potere, di ripristinare la guerra come unico moto regolatore di ogni controversia, di smorzare la fede negandola. Il papa sa che il passo verso il baratro è breve, per questo alza la voce contro l’economia che uccide. E sa che l’unica riserva è Dio, solamente Dio, ma non un Dio frainteso ed equivocato, perché se ci si sbaglia su Dio tutto è perduto. Per Francesco il “Dio sbagliato” è quello con il volto tumefatto, violento, vendicativo e sacrificale, quello che il Papa allontana quando chiede chi sono io per giudicare. Bergoglio, precisa La Valle, non offre parole d’ordine ma chiede di continuare a percorrere la via del Vangelo, che lui presenta come l’unica prospettiva di successo. La sconfitta non è la via del cristiano e nemmeno la croce è mai stata una sconfitta, Bergoglio ha la certezza della vittoria. Dunque, per La Valle si può dire che il pontificato di Francesco, più che profetico nel senso dell’invettiva a cui associamo di solito i grandi profeti, sia un pontificato messianico, nel senso proprio di Gesù: “Vi hanno detto, ma io vi dico…”. In perfetta coerenza con i suoi predecessori Francesco addita le tentazioni opposte del conservatorismo fondamentalista e dell’apertura indiscriminata a ogni novità.

Il valore universale del dialogo

“La sorpresa di Francesco ha fatto riscoprire il valore del messaggio del Vangelo”, commenta lo storico del cristianesimo Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Tanti vanno ad ascoltarlo. Non è un fatto solo italiano. Tutti hanno visto le folle attorno al papa nelle Filippine. Così è stato in tutta l’Asia, ma anche in Brasile e in altri luoghi. Francesco sembra voler incontrare ognuno. Il suo messaggio non è “dottrinale” o “scolastico”. Ogni giorno, la mattina presto, il Papa prega e legge la Bibbia: le sue parole vengono dal cuore e dalla sua vita. La gente lo sente e ama ascoltarlo. È misericordioso, ma non buonista, qualcuno però parla di semplicismo.  Il nuovo incontro tra Papa Francesco riceve e il Grande Imam Ahmed Al-Tayeb, Sceicco di Al-Azhar serve a riaffermare che la libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. “Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani- affermano congiuntamente-. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”. Perciò “la forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la giustizia e la carità e a risvegliare il senso della religiosità tra i giovani, per difendere le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle politiche dell’avidità del guadagno smodato e dell’indifferenza, basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge”.

Sfida accettata con serenità

Secondo lo storico del cristianesimo Riccardi, Jorge Mario Bergoglio, pur non essendo un accademico come Ratzinger, ha profonda cultura e grande esperienza umana. Anche sui problemi della pace (la diplomazia non sembrava nelle corde del vescovo Bergoglio) ha mostrato forte incisività: sulla crisi siriana, nella fine del blocco tra Cuba e Stati Uniti, e infine con parole chiare sulla guerra in Ucraina, definita fratricida (parole che hanno suscitato perplessità tra gli spiriti nazionalisti). È divenuto, senza volerlo, un leader spirituale mondiale, che i politici sono interessati a incontrare. Bergoglio è un esperto di umanità: per tutta la vita ha incontrato la gente e i suoi problemi. È stato vescovo di una megalopoli del Sud, Buenos Aires. Sa quale grande sfida sia oggi introdurre la Chiesa nel mondo globale, che trasforma i legami familiari e comunitari, mescola genti diverse, crea scenari umani inediti. È l’orizzonte della missione in un mondo che cambia. Per questo la Chiesa deve farsi missionaria, come popolo di Dio. Francesco, a giudizio di Riccardi, accetta la sfida con serenità. La Chiesa deve abbandonare lo spirito rinunciatario da minoranza di puri e duri, mescolarsi con il popolo delle città senza erigere frontiere, vivere con tutti incontrando ognuno. È un programma vasto e ambizioso: quello del Vaticano II. Bergoglio è stato ordinato prete nel 1969. Non è solo il primo papa latinoamericano, ma anche il primo papa figlio del Vaticano II finito nel 1965.Vangelo e Concilio sono il suo programma: il Vangelo della misericordia, vissuto e comunicato.

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