La grave situazione in Venezuela, dove non si fermano le proteste nei confronti del regime di Maduro che hanno causato finora decine di morti, continua ad essere monitorata dalla S. Sede che sta lavorando attivamente per cercare una soluzione pacifica alla grave crisi sociale e istituzionale del Paese sudamericano.
Vertice in Vaticano
L’ultima notizia, riferita dal secondo vicepresidente della Conferenza episcopale venezuelana, mons. Mario Moronta, è che il S. Padre ha convocato la Cev per discutere della situazione. Il vescovo lo ha dichiarato sabato a S. Antonio del Tachira, dove ha elevato la parrocchia di S. Antonio da Padova al rango di Basilica minore. All’evento era presente anche il nunzio in Venezuela, mons. Aldo Giordano, che ha ribadito la preoccupazione del Papa e la sua ferma intenzione di contribuire a trovare una soluzione pacifica. Tachira si trova nei pressi del confine con la Colombia, Paese che Francesco visiterà a settembre, senza tuttavia “sconfinare” (almeno non è previsto finora) in Venezuela. In serata è arrivata la conferma dall’Ufficio stampa della S. Sede: “Giovedì prossimo, 8 giugno, il Santo Padre Francesco riceverà in udienza il Consiglio di Presidenza della Conferenza Episcopale del Venezuela. L’incontro è stato richiesto dalla medesima Conferenza Episcopale”.
L’azione di Parolin
Del resto la diplomazia vaticana è impegnata pienamente su questo fronte. Lo scorso 31 maggio due esponenti dell’opposizione, il presidente della Assemblea nazionale, Julio Borges, e il deputato Stalin Gonzalez, capogruppo di Unidad Democratica, si erano incontrati con il Segretario di Stato card. Parolin (che in precedenza era stato nunzio proprio in Venezuela) ma già nei mesi precedenti l’azione della S. Sede era stata molto intensa. Lo stesso porporato aveva partecipato al tavolo di mediazione tra Governo e opposizione nel 2016, un tentativo fallito “perché le proposte non sono state accettate o venivano diluite”, come disse il Papa nel viaggio di ritorno dall’Egitto lo scorso 29 aprile.
Il messaggio del Papa
Il S. Padre pochi giorni dopo, all’inizio di maggio, aveva inviato un messaggio, tramite mons. Giordano, alla Cev: “Sono convinto – affermava il Papa – che i gravi problemi del Venezuela si possono risolvere se c’è la volontà di costruire ponti, di dialogare seriamente e di portare a termine gli accordi raggiunti. Vi esorto a continuare a fare tutto il necessario per rendere possibile questo difficile cammino. Vi assicuro che sto seguendo con grande preoccupazione la situazione dell’amato popolo venezuelano”, con “profondo dolore per gli scontri e la violenza di questi giorni, che hanno provocato numerosi morti e feriti, che non aiutano a risolvere i problemi ma provocano solo ulteriore sofferenza e dolore”. Il Papa concludeva esortando “gli amati figli del Venezuela a non lasciarsi vincere dalla sfiducia o dallo scoraggiamento, mali che penetrano nel cuore delle persone quando non vedono prospettive di futuro”. Il Papa, comunque, ha sempre detto di essere “super partes” e di non favorire alcuna delle fazioni in causa ma di lavorare per la pace sociale.
Vescovi contro la Costituente
La Cev ha avviato incontri riservati con il governo Maduro ma a metà maggio i vescovi, a conclusione dell’Assemblea straordinaria, avevano diffuso un’esortazione pastorale in cui affermavano, riguardo alla Costituente, che “dopo aver ascoltato molti membri del popolo, riteniamo che la richiesta di tale Costituente non è necessaria ed è pericolosa per la democrazia venezuelana, per lo sviluppo umano e integrale e per la pace sociale”. In una lettera di risposta a Elias Jaua Milano, presidente della Commissione preparatoria dell’Assemblea Costituente, firmata da mons. Diego Padrón, arcivescovo di Cumaná e presidente della CEV, i vescovi avevano anche ribadito la necessità “di portare a compimento la Costituzione, non di riformarla”.