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Cosa ci lascia il Sinodo dei giovani

Con la messa celebrata da Papa Francesco nella Basilica Vaticana si avvia alla conclusione la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il Santo Padre ha voluto fortemente questa riunione per far sì che la Chiesa potesse accorciare le distanze con i giovani, ascoltarne le esigenze, percepirne gli umori e indirizzarne il cammino. I lavori si sono aperti in uno dei momenti più difficili, mentre continuava a tenere banco lo scandalo provocato da alcuni alti prelati statunitensi. I padri sinodali hanno deciso di non sotterrare lo sdegno provocato dal contenuto del report del Grand Jury della Pennsylvania ed hanno scelto di menzionare il tema degli abusi nel documento finale, ribadendo ancora una volta la linea della tolleranza zero inaugurata da Benedetto XVI e a cui si è ispirata la “Lettera di Papa Francesco al popolo di Dio”diffusa ad agosto. D'altronde, così come ha detto il cardinal Bassetti,  “non si può dire che sia tutta la Chiesa” a macchiarsi di questi crimini orribili o a tacerli, ma al tempo stesso “non si può dire nemmeno che, siccome è una minima parte, non riguarda la Chiesa“. In un Sinodo dedicato ai giovani, è stato inevitabile affrontare il problema di cui proprio questa categoria è stata vittima, quello che – inoltre – più li allontana dalla Chiesa. Ed è stato fatto con parole che negano qualsiasi spazio alla reticenza e alla confusione. 

Le indicazioni del Papa

Il Papa lo ha ricordato presentando il documento finale: La Chiesa è santa, siamo noi figli ad essere peccatori. Il Pontefice ha detto: “Noi figli siamo sporchi, la madre no ed è per questo che è arrivato il momento di difenderla, con la preghiera e la penitenza”. Francesco ha detto che il documento è stato “donato dallo Spirito” e ha spiegato come servirà ad indurre ad una riflessione. I giovani ne sono i principali destinatari.

“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. 

I giovani sono stati inevitabilmente i protagonisti degli interventi e delle discussioni nel corso di questi giorni di lavori nell'aula di piazza Sant'Uffizio. Le richieste di una parte rappresentativa di questa categoria erano presenti sul tavolo dei padri sinodali ancor prima che iniziasse il Sinodo grazie al documento preparatorio, uno strumento pensato proprio per fornire ai presuli chiamati a decidere un faro verso cui orientarsi. La voce dei giovani non è rimasta nelle carte ma si è fatta viva anche nei circoli minori a cui hanno partecipato quotidianamente alcuni di loro, provenienti da ogni parte del mondo. Questo ha fatto sì che il documento finale recepisse le istanze di tutti loro, a prescindere dalle condizioni sociali e politiche in cui si trovano a vivere. Un lavoro che è stato fatto tenendo in considerazione quelle che sono le preoccupazioni più sentite oggigiorno: l'emigrazione, intanto, un fenomeno che riguarda soprattutto under 30: li sradica dalle loro terre, li espone ai rischi dei viaggi e alle difficoltà dei processi d'integrazione. Nel corso dei lavori, la voce dei padri sinodali africani, asiatici e sudamericani ha permesso di avere un quadro più esauriente della questione, non cedendo al pericolo di un approccio esclusivamente eurocentrico. Questa circostanza ha agevolato il confronto tra le Chiese dei Paesi ospitanti e di quelli partenti rendendo più facile la possibilità di adottare azioni condivise per trovare soluzioni efficaci ed impedire che aumenti il numero dei morti durante i viaggi della speranza. Un esempio dei benefici portati in tal senso dal Sinodo è l'organizzazione dell'incontro di dicembre tra i vescovi africani e quelli italiani proprio su quest'argomento.

La difesa del creato

Anche la questione ambientale ha trovato spazio nel Sinodo e nel suo documento finale. Nell'ottica della tutela della dignità umana e del rispetto del creato, recependo quelle che sono le linee dell'enciclica Laudato sì, si è posto l'accento anche sui pericoli derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali. Non si può correre il rischio che la terra diventi infertile e che il degrado ambientale, figlio di quello spirituale, comprometta il futuro delle nuove generazioni. 

La Chiesa in uscita

Dal Sinodo arriva sostanzialmente un monito a non chiudersi, a riscoprire la totalità dell'amore cristiano e a vivere con orgoglio la propria fede. I giovani non devono smettere di credere che un mondo migliore sia possibile e la Chiesa è chiamata ad aiutarli sia a conservare questa speranza, sia a trasformarla in realtà. Un compito da svolgere tenendo sempre in considerazione l'importanza dell'esempio e, dunque, estirpando qualsiasi ambiguità sui temi che più allontanano le nuove generazione dall'intraprendere un cammino di fede. Col Sinodo, la Chiesa afferra la mano tesa da quei giovani che hanno scelto, nonostante tutto, di credere in lei e di rimanere al suo servizio. Il documento finale, approvato ieri dai padri sinodali in Vaticano, servirà d'ora in poi soprattutto alle singole parrocchie che ad esso potranno orientarsi per continuare con efficacia e credibilità il proprio impegno pastorale presentando l'immagine di una “Chiesa in uscita” che – come dice Papa Francesco – “non ha paura di sporcarsi le mani”. 

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