I ringraziamenti per un padiglione religioso “nel cuore di una Cop” e, soprattutto, i buoni auspici per ciò che mostra. Ossia, “che ogni autentico credo religioso è sorgente di incontro e di azione”. Papa Francesco non ha mai fatto mancare il suo impegno nella promozione della responsabilità per la “casa comune” e ribadisce il suo messaggio anche in occasione dell’inizio dei lavori per la Cop28 di Dubai. E nel farlo, affida la sua riflessione a due parole-guida fondamentali, utili per il confronto su temi di interesse comune e, soprattutto, per la risoluzione di dissensi e conflitti, non solo quelli armati. L’incontro, ad esempio, ci permette di “ricordare a noi stessi e al mondo che, come pellegrini attendati in questa terra, siamo tenuti a custodire la casa comune. Le religioni, in quanto coscienze dell’umanità, rammentano che siamo creature finite, abitate dal bisogno di infinito”.
Il Papa: “Le religioni, luoghi ospitali”
Custodire la vita è anche custodire noi stessi, “opporci al delirio di onnipotenza vorace che sta devastando il pianeta. Esso sorge quando l’uomo si ritiene signore del mondo; quando, vivendo come se Dio non esistesse, si lascia rapire dalle cose che passano. Allora l’essere umano, anziché disporre della tecnica, si lascia dominare da essa, ‘si mercifica’ e diventa indifferente“. Ecco perché, ha spiegato Papa Francesco, “il dramma climatico è anche un dramma religioso: perché la sua radice sta nella presunzione di autosufficienza della creatura”. Il padiglione religioso presso la Cop28, quindi, diventa occasione per ribadire come “le religioni siano sempre ‘luoghi ospitali’ che, testimoniando profeticamente il bisogno di trascendenza, parlino al mondo di fraternità, di rispetto e di cura gli uni degli altri, senza giustificare in alcun modo il maltrattamento del creato”.
Azione e pace
La parola “azione”, invece, ci ricorda come sia importante agire in modo tempestivo per l’ambiente e non solo tramite l’impiego più massiccio di risorse economiche. “Bisogna mutare il modo di vivere e occorre perciò educare a stili di vita sobri e fraterni. È un’azione irrinunciabile per le religioni, le quali sono pure chiamate a educare alla contemplazione, perché il creato non è solo un sistema da preservare, ma un dono da accogliere”. In questo senso, emerge il tema della pace. Tema trasversale rispetto alla cura del creato perché “guerre e conflitti danneggiano l’ambiente e dividono le nazioni, ostacolando un impegno condiviso su temi comuni, come la salvaguardia del pianeta. Una casa infatti – ha concluso il Papa -, è vivibile per tutti solo se si instaura un clima di pace all’interno”.