Sconcerto e preoccupazione”. Con queste parole i vescovi italiani prendono “distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale” che, nella tarda serata di mercoledì 25 ottobre ha stabilito che in casi come in quello di Dj Fabo, l'aiuto al suicidio assistito sarà lecito.
La preoccupazione dei vescovi italiani
Nella nota diffusa dalla presidenza della Cei, i vescovi italiani spiegano che la “preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I vescovi confermano e rilanciano l'impegno di prossimità e accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati“.
La nota
“Si può e di deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio assistito o causandone direttamente la morte con l'eutanasia. I vescovi italiani – si legge nella nota – si ritrovano unanimi nel rilanciare queste parole di Papa Francesco. In questa luce esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale. La preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza
sia una scelta di dignità. I Vescovi confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati. Si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta“.