Parole di pace dal Congo. “Giù le mani dall’Africa”, afferma Papa Francesco. Il Pontefice abbraccia sofferenze e speranze del popolo congolese. “Nel nome di Gesù” Francesco parla come pellegrino di riconciliazione e di pace. “Il tribalismo – ha ricordato il Papa – porta a parteggiare ostinatamente per la propria etnia o per interessi particolari. Alimentando spirali di odio e di violenza”. A riferirlo è l’agenzia missionaria vaticana Fides. Il Pontefice mette in guardia dal settarismo e dal proselitismo aggressivo. Francesco chiama in causa i responsabili delle diverse comunità di fede.
Francesco esorta a non disperdere il patrimonio di sapienza delle tradizioni religiose. E indica le ricchezze umane e spirituali su cui puntare. Per liberare il Paese dalle derive che sabotano la pacifica convivenza sociale e mortificano le potenzialità di tante nazioni africane. Con insistenza, il Papa ha invitato a custodire e sostenere “i diamanti più preziosi della terra congolese, che sono i figli di questa nazione”. E soprattutto i giovani, ai quali va assicurata una degna formazione e istruzione, che è “la via per il futuro”. Invece, la realtà presente della nazione è che “tanti bambini non vanno a scuola”. Tanti vengono sfruttati e “troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere”. Mentre tante ragazze “sono emarginate e violate nella loro dignità”. Papa Francesco ha di nuovo chiamato tutti e congolesi a riconoscere che è sempre possibile ripartire nella speranza e non rimanere travolti dalle avversità. Lo ha fatto “in nome di Cristo, che è il Dio della speranza, il Dio di ogni possibilità, che dà sempre la forza di ricominciare”. E “in nome della dignità e del valore dei diamanti più preziosi di questa splendida terra, che sono i suoi cittadini”, a cominciare dai giovani e dai bambini.
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