Sono 14 i nuovi membri che da oggi entrano a far parte di quello che spesso, con una visione a dir poco terrena, viene definito “il club più esclusivo del mondo”. Sono i nuovi cardinali che Papa Francesco ha annunciato durante il Regina Coeli dello scorso 20 maggio e che in realtà hanno il compito di aiutare il Romano Pontefice nel governo della Chiesa universale, oltre a quello di eleggere il Successore di Pietro. Nel concistoro ordinario pubblico che si terrà oggi pomeriggio il Santo Padre consegnerà l’anello, assegnerà il titolo di una chiesa romana, a significare l’incardinamento nella diocesi del Papa, e imporrà la berretta rosso porpora a 11 cardinali con meno di 80 anni, e dunque con diritto di voto in un eventuale conclave, e a 3 ultraottantenni.
Alcuni nomi sono significativi (e in parte attesi) mentre altri rappresentano quelle “periferie”, geografiche e sociali, tanto care al Papa. A cominciare dal primo nome della lista, Sua Beatitudine Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei. Iracheno, 70 anni, una vita pastoralmente spesa tra Mosul, Baghdad e Kirkuk: come quella, in passato, del cardinale Zenari per la Siria, la sua nomina rappresenta un ulteriore segno di attenzione e affetto del Santo Padre per quella terra martoriata, per i cristiani che soffrono come mai in passato e per tutto il Medio Oriente.
Un altro segno di vicinanza ai cristiani perseguitati, laddove sono minoranza spesso discriminata, è la nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Karachi, mons. Joseph Coutts, 73 anni, già presidente della Conferenza episcopale pakistana.
Tra i nomi attesi c’è senza dubbio quello di mons. Angelo De Donatis, vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma. 64 anni, originario di Casarano, in poco tempo ha conquistato la stima e il cuore del Papa. Nella Quaresima del 2014 ha tenuto le meditazioni per gli esercizi spirituali della Curia Romana, il 14 settembre 2015 è stato nominato vescovo ausiliare di Roma e il 26 maggio 2017 vicario al posto del cardinale Vallini.
Altro nome abbastanza scontato è quello di mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Gesuita, 74 anni, già segretario dell’ex Sant'Uffizio, dall'1 luglio dello scorso anno è subentrato al cardinale Muller, che il Papa non ha riconfermato alla guida del principale dicastero della Curia Romana.
Papa Francesco imporrà la berretta cardinalizia anche a due suoi strettissimi collaboratori: mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e delegato speciale presso l’Ordine di Malta, e l’elemosiniere apostolico mons. Konrad Krajewski, per tutti semplicemente don Corrado.
Il primo, sardo, 70 anni, diplomatico di lungo corso, è stato nunzio in diversi Paesi tra cui Cuba prima di diventare il numero due della Segreteria di Stato. Prenderà il posto del cardinale Amato che lascia la guida della Congregazione per le cause dei santi per limiti di età. Il secondo, polacco, 54 anni, dal 1999 è stato cerimoniere pontificio. Nel 2013 il Papa lo ha nominato elemosiniere dandogli l’incarico esplicito di essere il suo braccio operativo con i poveri. In occasione della sua ordinazione episcopale, il Santo Padre gli disse di buttare via la scrivania e di farsi dare 5 euro per i poveri ogni volta che qualcuno lo avesse chiamato “eccellenza”. Probabilmente la “tariffa” è destinata a salire con il titolo di “eminenza”…
Tra i nomi a sorpresa c’è senza dubbio quello del terzo italiano di questo concistoro, l’arcivescovo dell’Aquila mons. Giuseppe Petrocchi. Originario di Ascoli, 70 anni, vescovo di Latina dal 1998 e poi dal 2013 del capoluogo abruzzese.
Tra gli altri neocardinali spiccano mons. Thomas Aquinas Manyo Maeda, arcivescovo di Osaka, che riporta il Giappone nel Sacro Collegio, e mons. António dos Santos Marto, vescovo Leiria-Fátima. Gli ultimi due elettori sono rappresentanti di Paesi “periferici”: uno viene dal Perù, l’arcivescovo di Huancayo, il gesuita mons. Pedro Barreto Jimeno, l’altro dal Madagascar, l’arcivescovo di Toamasina mons. Desiré Tsarahazana, presidente della Conferenza episcopale malgascia.
Infine, i tre cardinali ultraottantenni sono un arcivescovo, un vescovo ed un religioso che si sono distinti per il loro servizio a la Chiesa: mons. Sergio Obeso Rivera, messicano, arcivescovo emerito di Xalapa; il boliviano mons. Toribio Ticona Porco, prelato emerito di Corocoro; e padre Aquilino Bocos Merino, spagnolo, dal 1991 superiore generale per due mandati dei Missionari Claretiani.
E’ interessante notare come con queste nomine il Collegio Cardinalizio salga a 226 componenti, di cui 101 non elettori e 125 elettori. Questo significa che in un eventuale conclave sarebbe superato il numero di 120 fissato da Paolo VI. In effetti già tra il 30 gennaio e il 27 aprile del prossimo anno saranno 4 i cardinali che compiranno 80 anni (nell’ordine Suarez Inda, Quevedo, entrambi creati da Francesco, Edwin O’Brien e lo storico segretario di San Giovanni Paolo II, Dziwisz) e altri sei cardinali supereranno la soglia nel corso del prossimo anno (curiosamente, ben 4 nel giro di 8 giorni a ottobre).
Quel che appare evidente è che il Sacro Collegio viene sempre più plasmato sulla forma di Chiesa voluta da Papa Francesco, con una rappresentanza universale e soprattutto molto “decentrata” rispetto all’Italia e all’Europa.