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Come l'Amazzonia cambia la Chiesa di Roma

Querida Amazonia. Sembra l'incipitĀ di una lettera d'amore l'Esortazione Apostolica Postsinodale cheĀ Papa FrancescoĀ ha dato alle stampeĀ oggi. Quaranta pagine che sono un riflesso dell'amore del Pontefice per una terra, quella dell'Amazzonia appunto, ricca di vita e manifestazione diretta di Dio.Ā Querida AmazoniaĀ ĆØ, prima di tutto, una preghiera ai popoli dell'Amazzonia. Come ĆØ stato ricordato dal direttore della Sala Stampa Vaticana,Ā Matteo Bruni, oggi ricorre anche l'anniversario della morte diĀ suor Dorothy Stang, martire brasiliana uccisa da coloro verso i quali si opponeva in nome dei popoli di Anapu. Non ĆØ, dunque, un caso che proprio oggi il Pontefice, con tale documento, si rivolga a quella “parte dolente” dell'Amazzonia marginalizzata. “Per noi ilĀ grido dell'AmazzoniaĀ ĆØ il grido del popolo di Dio in Egitto” ricorda Francesco nel documento e, sotto questa lente di denuncia dai margini escatologici, vanno inclusi il senso di protezione e incontro che il Pontefice ha inaugurato con il cammino sinodale in cui l'Esortazione apostolica ne ĆØ una tappa, non l'ultima. PerchĆ©, se c'ĆØ un messaggio che emerge dal documento, ĆØ la capacitĆ  di sviscerare il concetto diĀ inculturazioneĀ depurandolo da paure e velleitĆ  di conquista, le stesse che caratterizzarono – il Pontefice non ne fa mistero – la Chiesa al tempo deiĀ conquistadores, per esempio. Oggi si richiede alla Chiesa, dunque alla societĆ  tutta, di fare un passo in avanti. Per questo iĀ quattro sogni del PapaĀ sono quattro chiavi di lettura missionaria, coincidenti appieno con l'ecologia integrale di cui l'Enciclica Laudato si'Ā ĆØ il blocco di partenza. Per capire meglio il testo,Ā Interris.itĀ ha intervistatoĀ Padre Giacomo Costa SJ, direttore diĀ Aggiornamenti SocialiĀ e padre sinodale.

Padre Costa, le chiavi di lettura per leggere il testo papale, secondo lei…
“La prima ĆØ la capacitĆ  di ascolto, allenata durante il cammino sinodale e concretizzatasi in proposte che non impongono nulla, semmai accompagnano e orientano il cammino stesso della Chiesa. Mi ha colpito che le quattro conversioni sottolineate dal documento finale del Sinodo – a fondamento delle quali c'ĆØ l''unica conversione al Vangelo vivente, che ĆØ GesĆ¹ Cristio',Ā ndrĀ – siano state riprese dal Papa e trasformate in quattro sogni, facendo sƬ che si potessero coinvolgere le realtĆ  ecclesiali. Questa impostazione incoraggio e propone una visione che tocca diverse dimensioni alle quali la Chiesa non ha la pretesa di rispondere da sola. La parola 'sogno', tra l'altro, nonĀ vuol dire 'sogno astratto,evanescente', ma ha una sua concretezza. Mi viene in mente l'invito che Papa Francesco fece ai giovani riuniti nell'incontro ecumenico durante la sua visita nella Macedonia del Nord: 'Cari giovani, diventate bravi scalpelliniĀ dei vostri sogni, trasformate quella pietra in opera d'arte'.
E poi, in questo testo c'ĆØ molta poesia, che rappresenta lo sguardo con cui affrontare la questione amazzonica senza fermarsi sulle piccole questioni. Il Santo Padre lo scrive nel punto 105: 'La via d'uscita si trova per traboccamento, trascendendo la dialettica che limita la visione per poter riconoscere cosƬ un dono piĆ¹ grande che Dio sta offrendo'. ƈ una sovrabbondanza che spinge tutti a lavorare. Secondo il Santo Padre, la poesia esprime bene tale sovrabbondanza, che ĆØ anche contemplativa.Ā 
Da ciĆ², l'ultimo punto che mio preme sottolineare, e cioĆØ l'aspetto della contemplazione, perchĆ© ogni creatura ha il suo valore e l'esortazione post-sinodale ne dĆ  una prospettiva di applicazione. Tale dimensione contemplativa, appunto, permette di uscire da una prospettiva di dominazione. Il suo contributo ĆØ, cioĆØ, chiedere di pensare alla Chiesa in maniera diversa, cioĆ© – come suggerisce il testo – come 'marcatamente laicale'. GiĆ  il Concilio Vaticano II ci invitava a cambiare il modo diĀ pensare la Chiesa prima di dire: prete sƬ prete no. Bisogna uscire da unaĀ prospettiva clericarizzante e questo chiede una capacitĆ  di sognare nuova prospettiva e sognare nuove possibilitĆ ”.

Nel punto 94 del documento c'ĆØ un invito alla Chiesa di “aprire strade all'audacia dello Spirito”. In che senso?
“Che lo Spirito ĆØ giĆ  al lavoro con un capacitĆ  di attraversare le frontiere che 'sbordano'Ā oltre i nostri schemi, in particolare nei laici e nella Chiesa. Il potere ĆØ quello che fa vivere la grazia e lo Spirito, ĆØĀ giĆ  presente e puĆ² portare frutto. Sull'evangelizzazione, sono interessanti il punto 64 – che riprendono l'annuncio del capitolo IV dellaĀ Christus VivitĀ – e i punti 75-76. In sostanza, noi non possiamo non annunciare un GesĆ¹ che guarda a tutta l'umanitĆ  e cambia totalmente i paradigmi dell'evangelizzazione. Si tratta di annunciare un Dio che fino in fondo chiama la belle di qualcuno e la porta al compimento”.Ā 

Cosa s'intende quando, nel punto 74, il Papa scrive: “Ɖ possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatrico”?
“Vuol dire che un simbolo ĆØ un bagaglio di miti che va contestualizzato e trasformato. Trasformare, non idolatrare appunto. Prendiamo laĀ Pachamama, per esempio: per i Cristiani non ĆØ una divinitĆ , ma simbolo di una cultura che va trasfigurato. Allo stesso modo con cui ilĀ Cantico delle CreatureĀ di San Francesco non idolatra il sole, ma apre alla trascendenza nell'unico Dio in cui crediamo”.

Veniamo alla questione deiĀ viri probati. Secondo lei, la questione puĆ² dirsi risolta?
“Va considerata una rprospettiva di fondo che vede la Chiesa trasformata nel suo insieme. Non si tratta di direĀ sƬ o noĀ ai preti sposati, ma riconfigurare la Chiesa all'interno di un quadro eminentemente laicale, facendo dei passi in avanti. Si parte dalla Chiesa e si arriva alla Chiesa, non tutto si esaurisce con un'esortazione apostolica del Papa. Allo stesso modo, il Sinodo sulla regione della Panamazzonia non si ĆØ concluso a ottobre scorso, ma ĆØ un cammino che procede in avanti, calandosi nelle realtĆ  locali”.

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