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Coccopalmerio: “Sacramenti ai divorziati che vorrebbero cambiare ma non possono”

L’ottavo è senza dubbio il capitolo più controverso dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, quello che ha causato interpretazioni differenti e non poche confusioni tra pastori e fedeli, fino ai famosi cinque “dubia” presentati a Papa Francesco da quattro cardinali. Una risposta indiretta arriva dal libretto scritto dal presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, il cardinale Francesco Coccopalmerio che si intitola proprio “Il capitolo ottavo della esortazione apostolica post sinodale Amoris Laetitia”.

Edito dalla Lev, 51 pagine (8 euro), è stato presentato nella Sala Marconi della Radio Vaticana (l’autore era assente per altri impegni) dal vaticanista Orazio La Rocca e da mons. Maurizio Gronchi, docente all’Urbaniana e già consultore del Sinodo. “No, non è una risposta ufficiale del Vaticano ai “dubia” – ha affermato il direttore della Lev don Giuseppe Costa – Il cardinale Coccopalmerio ha scritto le sue riflessioni che ospitiamo con l’intento di alimentare il dibattito. Questo testo è indirizzato alla gente comune con l’obiettivo di spiegarlo nella maniera più semplice possibile”. Perché in effetti di qualche spiegazione c’è bisogno. I relatori hanno sottolineato la chiarezza sia dell’esortazione che del testo di Coccopalmerio ma tra i fedeli, come hanno testimoniato anche le domande rivolte dai giornalisti presenti, ci sono ancora molte perplessità interpretative.

“E’ un modo nuovo di guardare la realtà: così il cardinale mi ha spiegato questo suo scritto – ha detto La Rocca – Una realtà non attenta alla dottrina fine a se stessa ma che entra nei problemi reali della gente. Nelle parrocchie, tra i preti, c’è già da tempo questo modo di avvicinarsi agli ultimi. Ora, grazie alla lungimiranza di un Sinodo, è stato codificato”.

“Il pregio principale di questo volume è di far parlare l’esortazione” ha spiegato mons. Gronchi, secondo il quale “non servono acrobazie per cogliere la novità pastorale nella continuità dottrinale”. La stessa scelta fatta “dai vescovi della regione di Buenos Aires, di Malta e dal consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca”: riportare ampi passaggi dell’esortazione che, secondo mons. Gronchi, “è scritta in modo pastorale ma in maniera tale da essere ricevuta in modo pratico, attuativo”.

Il porporato nel suo documento usa il metodo del canonista (breve introduzione, testo e commento) ma scrive con chiaro intento pastorale. Del resto, pur da “ministro della giustizia” vaticano Coccopalmerio trascorre le sue vacanze celebrando la Messa nelle carceri milanesi e mettendosi a disposizione dei parroci per confessare. Una vicinanza alla gente che traspare nelle pagine del suo opuscolo. Ma il terreno su cui ci si muove è particolarmente insidioso, soprattutto quando si tocca il tema dei sacramenti ai divorziati risposati.

A pagina 27 il cardinale scrive: “La Chiesa dunque potrebbe ammettere alla Penitenza e all’Eucarestia i fedeli che si trovano in unione non legittima i quali però verifichino due condizioni essenziali: desiderano cambiare tale situazione però non possono attuare il loro desiderio. E’ evidente che le condizioni essenziali di cui sopra dovranno essere sottoposte ad attento e autorevole discernimento da parte dell’autorità ecclesiale”. E’ una situazione da “vorrei ma non posso” le cui conseguenze sono tutte da valutare. Secondo Coccopalmerio “possiamo ritenere con sicura e tranquilla coscienza, che la dottrina, nel caso (le condizioni essenziali del desiderio di cambiare e dell’impossibilità di farlo, ndr), è rispettata” (pag. 28). Ben diverso il caso di chi “sapendo di essere in peccato grave e potendo cambiare, non avesse però nessuna sincera intenzione di attuare tale proposito” (pag. 29).

Un aspetto tanto fondamentale quanto delicato per affrontare l’argomento è, secondo il cardinale Coccopalmerio, quello delle “condizioni soggettive o condizioni di coscienza delle diverse persone nelle diverse situazioni non regolari”. L’esortazione, quando parla di situazioni “cosiddette irregolari” si riferisce a quanti sono sposati solo civilmente, convivono o sono legati da un precedente matrimonio canonicamente valido. “Tutti questi fedeli – afferma il porporato – possono non vivere in stato di peccato mortale, possono non essere privi della grazia santificante”. Questo in presenza di tre motivazioni, riportate in Amoris Laetitia: “Una eventuale ignoranza della norma; grande difficoltà nel comprendere i valori insiti nella norma morale” cioè “la incapacità di ritenere la norma come buona”; infine, “condizioni concrete che … non permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza nuova colpa”, ovvero “fattori che limitano la capacità di decisione”.

“Accogliendo un peccatore sconfesso la dottrina? La risposta dell’autore è senza dubbio no – ha concluso mons. Gronchi – La proposta dell’Amoris Laetitia è quella di un’armonica integrazione tra pastorale e dottrina, una novità nella continuità, un’unione senza confusione. Accogliere, accompagnare, discernere, integrare è la linea dell’esortazione. Un modello culturale da proporre anche alla società civile, e non mi riferisco solo ai migranti e ai poveri”.

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