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Cina, sacerdote ultracentenario muore dopo 25 anni di lavori forzati

“Negli ultimi tempi aveva deciso di rifiutare cure ospedaliere e cibo, sembrava avesse consapevolezza dell’imminenza della sua fine. Ci ha detto che la Chiesa era la sua casa e che voleva morire in casa. Per questo i suoi parrocchiani lo hanno portato all’Immacolata Concezione, dove è morto” all’età di 105 anni, così ha riferito ai giornalisti la suora che lo ha accudito negli ultimi decenni, Chen Jianyin. Era il sacerdote più anziano del Paese. Sul letto di morte ha pregato perché fioriscano nuove vocazioni per la Chiesa locale e ha condannato l’odio, che “è sempre un peccato”.

Nato nel 1910 fu battezzato con il nome di Filippo, a 27 anni raggiunge Hong Kong per studiare al Seminario maggiore della Cina meridionale. Qui rimane per sette anni, fino alla fine della II Guerra mondiale, per tornare poi a Guangzhou. Viene ordinato sacerdote nel 1948, e l’anno dopo affronta l’avvento del Partito comunista che inizia da subito a colpire la Chiesa cattolica.

Nel 1955 viene denunciato per “possesso illegale di materiale straniero”, ovvero una newsletter inviata dagli antichi compagni di seminario ancora a Hong Kong (all’epoca saldamente in mano alla Gran Bretagna). Viene condannato a vivere e lavorare in una porcilaia nella provincia del Qinghai, dove rimarrà fino al 1980. Fonti cattoliche lo definiscono come “l’ultimo del gruppo degli anziani, i sacerdoti ordinati prima dell’avvento di Mao Zedong”.

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