Xenofobia e populismo sono fenomeni sempre più diffusi nella società di fronte all'ondata migratoria che viene spesso percepita come una minaccia alla sicurezza, al decoro, al futuro lavorativo di tante persone. Nella maggioranza dei casi si tratta di pregiudizi ma le recenti elezioni in diversi Paesi europei confermano che si tratta di un fenomeno in crescita e assolutamente trasversale. Per affrontare questa situazione per la prima si terrà in Vaticano un vertice ecumenico di studio sul ruolo che le Chiese possono svolgere per promuovere una società umana giusta e più sana.
Il convegno si terrà da domani a venerdì ed è promosso dal Consiglio Mondiale delle Chiese e dal Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani. Tra gli obiettivi, quello di preparare il terreno per la conferenza mondiale sullo stesso tema, con una partecipazione più ampia, che si terrà dal 21 al 24 maggio del prossimo anno. “La paura o l'odio per qualcosa di strano, estraneo, alieno, diverso, cioé ciò che viene percepito come 'altro', sta penetrando in tutti i settori della società: sociale, culturale, politico e spirituale – sottolineano i promotori – Permea i media e influenza le politiche e le opinioni pubbliche, minacciando così i valori umani e morali della società”. L'Onu ha recentemente caratterizzato le reazioni della società alla crisi migratoria globale e dei rifugiati come contrassegnata da una paura “tossica” radicata nella xenofobia e incoraggiata dalla politica populista. Nel contesto della complessa crisi globale dei migranti e dei rifugiati, le Chiese ritengono di non poter rimanere silenziose o indifferenti, “ma devono essere consapevoli del loro mandato missionario e morale per cercare modi realistici e costruttivi per affrontare la xenofobia e il populismo. Crediamo che superare la xenofobia e il populismo sia una sfida etica e pedagogica sia per le Chiese che per la società. Per le Chiese questa è anche una sfida teologica e implica l'auto-esame e l'umile riconoscimento della nostra vulnerabilità al potere corrosivo della paura, del pregiudizio associato e della discriminazione che minaccia l'unità del Corpo di Cristo”.
Alcuni degli argomenti che saranno affrontati riguardano le strategie per una maggiore collaborazione tra gli enti interessati al fenomeno migratorio e un migliore uso dei media, per promuovere una cultura di rispetto, solidarietà e coesione sociale.