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Il ruolo chiave della Chiesa nella pacificazione dell’Iraq

Il patriarca caldeo Sako dà lezione ai politici iracheni, citando l’Imam Ali

Parole di speranza per l’Iraq in pieno caos politico. A pronunciarle è il patriarca caldeo Louis Raphael Sako. L’invito a tenere una lezione alla classe politica irachena è stato rivolto da un leader sciita. Un intervento ancor più di rilievo nella convulsa e allarmante fase politica. Attraversata dal Paese dopo le elezioni parlamentari dello scorso ottobre, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides. La spartizione delle cariche istituzionali avviene su base etno-confessionale. E prevede che il Capo dello Stato sia scelto tra i rappresentanti politici curdi. Mentre il presidente del Parlamento deve essere un sunnita. E il premier deve essere sciita. Le ultime elezioni hanno visto una netta affermazione del Movimento sadrista. Guidato dal leader sciita Muqtada al Sadr. In Parlamento ora occupa 73 dei 329 seggi disponibili. Dalle elezioni è ridimensionato il peso parlamentare dei partiti sciiti filo-iraniani. Finora non è stato possibile procedere alla formazione di un nuovo governo. Né all’elezione di un nuovo presidente.Iraq

Iraq senza fratellanza

“Fai in modo che il tuo cuore provi misericordia, amore e gentilezza per i sudditi. E non essere di fronte a loro un animale vorace. Considerandoli come una facile preda. Perché sono di due tipi. O sono tuoi fratelli nella fede. Oppure sono tuoi pari nella creazione”. L’esortazione è di Ali ibn Abi Talib, cugino e genero del profeta Mohammad. Considerato il primo imam dall’islam sciita. Il patriarca caldeo Louis Raphael Sako ha introdotto, con questa citazione, la lezione davanti a circa duemila. Il promotore dell’incontro appartiene all’influente famiglia sciita degli Akim. Il patriarca caldeo ha parlato tra le altre cose della tolleranza. E ha insistito sulla centralità della scuola e dell’educazione. Come ambiti da curare per liberare le giovani generazioni dal virus del settarismo. Il presule ha fatto riferimento alla piaga della corruzione. Ai rischi di strumentalizzare il cosiddetto “discorso religioso“. E alla necessità di fare leggi ispirate al principio di cittadinanza.

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