I vescovi dell’Etiopia garantiscono l’impegno della Chiesa cattolica a rispondere alla crisi umanitaria nel Paese. L’episcopato ha in programma di raccogliere circa 2 milioni di dollari per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra civile in Tigrai. Le forze governative hanno respinto l’offensiva dei ribelli tigrini che si sono ritirati nel loro territorio. Poi il governo di Addis Abeba ha liberato alcuni oppositori. E ha promesso l’avvio di un dialogo nazionale. “La chiave per una pace duratura è il dialogo”, afferma un comunicato del governo riportato dall’agenzia vaticana missionaria “Fides”. E “uno degli obblighi morali di un vincitore è la misericordia”.
La regione del Tigray, in Etiopia
Etiopia nel caos
Il Tigrai rimane isolato dal resto del mondo. E gli aiuti umanitari fanno fatica ad arrivare. La situazione negli ospedali tigrini è disperata. Per la mancanza di medicinali e di altre forniture mediche. “La guerra causa sempre devastazione. Perdite di vite umane. Distruzioni di beni. Disgregazione delle comunità. Sfollamento. E altre crisi umane correlate”, denunciano i presuli dell’Etiopia. In una dichiarazione rilasciata al termine della loro 52° Assemblea Plenaria. Organizzata al centro pastorale dei missionari della Consolata di Modjo.
Guerra civile
La guerra è scoppiata nel novembre 2020. Tra le forze del Fronte di Liberazione Popolare del Tigrai (TPLF), da una parte. E l’esercito etiopico appoggiato da alcune formazioni regionali etiopiche e l’esercito dell’Eritrea, dall’altra. Il conflitto ha provocato conseguenze devastanti sulla popolazione civile. La Conferenza episcopale dell’Etiopia evidenzia che “molte persone hanno perso la vita. Diverse altre sono state costrette allo sfollamento. Altre ancora hanno perso i loro beni. Molte sono state imprigionate. E tantissime ragazze e donne sono state violentate”. La guerra, affermano i vescovi, ha fortemente compromesso “l’armonia sociale che esisteva tra le persone”. Facendo vivere i cittadini nella paura e nell’incertezza.