Chiesa centrafricana: “Cresce la minaccia dei gruppi armati”

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“Quando si viaggia attraverso la Repubblica Centrafricana, è terrificante incontrare interi villaggi costretti all’abbandono dalle loro popolazioni o incendiati da criminali impuniti– denuncia la Chiesa centrafricana-. Le famiglie preferiscono vivere in esilio o rimanere nei campi per sfollati che a volte si trovano a cento metri dalle loro case”. Nella martoriata Repubblica Centrafricana, “i gruppi armati controllano quasi l’80% del territorio e minacciano il nostro futuro”, denunciano i vescovi. “Ci sono segnali di speranza ma la continua presenza di gruppi armati minaccia il futuro del Paese”, denuncia l’episcopato della Repubblica Centrafricana nella lettera pastorale “Fai uscire il mio popolo”.

Chiesa nel mirino

“Dopo il colpo di stato del marzo 2013, il nostro Paese si è dotato di istituzioni democratiche nel marzo 2016- evidenziano i presuli centrafricani-.Attraverso il voto e le elezioni, il popolo si è dato una nuova Costituzione e delle autorità legittime”. Tra i progressi effettuati, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, c’è l’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica Centraficana (Apprca) firmato nel 2019 da 14 gruppi armati con il governo. “A livello politico, ci interroghiamo sull’efficacia delle istituzioni repubblicane nella ricostruzione del nostro Paese” afferma l’episcopato.

Ferocia senza finSostuie

I presuli notano “con amarezza che il 70% o addirittura l’80% del nostro Paese è occupato da gruppi armati, alcuni dei quali sono guidati dai mercenari più feroci. Questi gruppi  sono coinvolti in crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini ambientali e il saccheggio su larga scala delle nostre risorse minerarie. Hanno commesso crimini di sangue contro persone innocenti a Bocaranga, Bohong, Bozoum, Besson, Bouar, Birao, Ndélé, Bria, Lemouna, Koudjili”.

Paola Anderlucci: