Manipolazione psicologica, il grido d’allarme della Cei

carcere

Fonte: Cei

Allarme Cei per lo sfruttamento e la manipolazione psicologica. Paga oraria non superiore a 2 euro, 5 euro compreso il pizzo per il caporale. Si tratta di persone molto giovani, con un livello di istruzione basso (talvolta analfabete). E molto vulnerabili. Le donne destinate alla prostituzione in Italia o in altri Paesi europei, già durante il viaggio si ritrovano in una condizione di semi-schiavitù. E spesso vengono violentate. Monsignor Giuseppe Baturi è arcivescovo di Cagliari. E segretario generale della Cei: “Purtroppo diventa a volte complicato far capire alle vittime della tratta come sia possibile liberarsi da questo debito e dagli sfruttatori. Ciò a causa della manipolazione psicologica che subiscono”. Una sessantina di diocesi si sono attivate per dare accoglienza e protezione a queste giovani donne.

Impegno della Cei

“Spesso, tuttavia, si sono trovate ad affrontare numerose e serie difficoltà – evidenzia monsignor Baturi -. Gran parte di queste derivano dal fatto che il sistema specifico anti tratta non garantisce un numero sufficiente di posti. E l’accoglienza presso i Cas e gli Sprar non ha permesso di adottare adeguate misure di protezione. In alcuni casi, poi, sono state stipulate convenzioni a livello locale in una logica emergenziale a volte poco strutturata”. In Italia dalle 30 alle 50 mila donne immigrate sono vittime di sfruttamento sessuale. Molte sono giovani che arrivano dall’Africa sub sahariana. Ma tante provengono da Est Europa, America Latina, Nordafrica e Cina. Lo sfruttamento lavorativo riguarda invece oltre 130 mila persone, e circa 400/430mila sono a rischio schiavitù. Sono i dati nazionali illustrati durante il convegno “Passo dopo passo, un carisma di bruciante attualità”. Organizzato dalle Figlie della Carità. Per celebrare il ventesimo anniversario del progetto “Elen Joy Sardegna” in aiuto alle vittime della tratta e grave sfruttamento, 300 quelle salvate nell’Isola. Il fenomeno in Italia riguarda giovani uomini immigrati, ma anche italiani e italiane, “Non necessariamente vittime di tratta. Ma costretti a lavorare in condizioni servili“.
Giacomo Galeazzi: