Il sentimento antipapista che ha caratterizzato dai tempi di Enrico VIII la storia d'Inghilterra sembra non essersi estinto del tutto. Lo dimostra la recente vicenda della principessa Alexandra di Hannover figlia di Carolina di Monaco e del principe tedesco Ernst August.
Il caso
La giovane nobildonna, di 19 anni, non è soltanto la dodicesima nella linea di successione della monarchia monegasca, ma anche la 419esima in quella per il trono britannico. Un diritto, quest'ultimo, di cui sarà privata, però, in virtù della sua fede religiosa: Alexandra di Hannover, infatti, nata e cresciuta luterana, ha recentemente deciso di convertirsi al cattolicesimo. La legge di successione al trono britannico, tuttavia, che stabilisce l'ordine in base a cui i componenti della famiglia reale possono essere incoronati alla morte del sovrano regnante, prevede l'esclusione dei principi che non sono di fede protestante. L'esclusione contemplata dall'Act of Settlement firmato nel 1701 che assicurava la successione al trono inglese ai membri della casa di Hannover di fede protestante continua ad essere in vigore, nonostante i cambiamenti parziali approvati nel 2011 con il “Perth Agreement”.
La storia
Il Parlamento inglese approvò nel XVIII secolo questa misura proprio per impedire che l'ambita corona finisse sul capo di nobili fedeli alla Chiesa di Roma. Non a caso, quando nel 1714 morì la regina Anna senza lasciare eredi, la dinastia Stuart si estinse ed il trono fu trasmesso alla casata tedesca degli Hannover.
Antipapismo
E' improbabile che la principessa Alexandra se la prenda poi troppo per l'esclusione viste le remotissime possibilità di vederla affacciarsi al balcone di Buckingham Palace al posto della regina Elisabetta II. Tuttavia, la vicenda rimane indicativa di quanto sia stato persistente in questi secoli il pregiudizio anticattolico nel Paese d'Oltremanica. Il fatto che questa misura non sia stata abrogata nell'ambito delle modifiche apportate all'Act of Settlement nel 2011, poi, induce a riflettere su come essere “papisti” – secondo una definizione frequentemente utilizzata in Inghilterra da secoli – possa essere ancora oggi causa di discriminazione.