Caritas anti-tratta. Da dieci anni (da quando cioè Papa Francesco ha promosso la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta) Centro Pime di Milano e Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Ucsi Lombardia, promuovono un’occasione di riflessione e approfondimento sul tema della tratta degli esseri umani e delle nuove forme di schiavitù, finalizzate in particolare allo sfruttamento sessuale. L’appuntamento 2024 ha fatto il punto su come è cambiato il fenomeno in questo decennio. E sul percorso compiuto da chi cerca di lottare contro trafficanti e sfruttatori, da chi offre vie d’uscita e protezione alle vittime, da chi prova a raccontare il fenomeno sui media. Il convegno è stato arricchito dalla mostra fotografica “Derive e approdi”, che documenta i due progetti anti-tratta lombardi. a cui collaborano Caritas Ambrosiana e Farsi Prossimo onlus. Vi hanno partecipato in qualità di relatori principali Paola Degani (docente di Women’s Human Rights, Università di Padova), Sergio Nazzaro (giornalista e saggista). Blessing Okoedion (sopravvissuta alla tratta, fondatrice e presidente dell’associazione Weavers of Hope) e Marta Faggioli (responsabile Area diritti e pari opportunità Farsi Prossimo onlus).
Impegno-Caritas
“Il dramma della tratta degli esseri umani è molto sentito dal Pime. I nostri missionari – spiega padre Gianni Criveller, direttore del Centro Pime di Milano – sono spesso impegnati in contesti in cui i ‘nuovi schiavi’ vengono sfruttati. E dai paesi di missione provengono molti di quelli che finiscono nelle reti dei trafficanti e degli sfruttatori qui in Italia. Per questo nei Paesi di origine operiamo con iniziative soprattutto di carattere educativo per cercare di prevenire la tratta. Mentre qui in Italia promuoviamo attività di sensibilizzazione“. L’ispirazione arriva da Santa Bakhita, schiava sudanese liberata e dichiarata Santa nel Duemila. Un modello che esorta a tenere viva l’attenzione su un fenomeno gravissimo e ancora “invisibile”: perché “spesso non vogliamo vederlo”. E solo in un’ottica di rete, qui come nelle terre di origine delle persone schiavizzate, è possibile fare prevenzione e proteggere più efficacemente le vittime. “In un decennio, complice anche la drammatica stagione del Covid – aggiunge Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana –, i nostri operatori e i nostri servizi hanno osservato una sorta di “inabissamento” del fenomeno dello sfruttamento sessuale, e dei flussi di tratta che lo alimentano, dalla strada all’indoor e al web. Lavorare per la dignità e la liberazione di questi nuovi schiavi e schiave è sempre più difficile, ma non possiamo desistere. Conoscere le evoluzioni del fenomeno, e riorientare la risposta sociale, è il nostro modo per essere vicini alle vittime di un dramma di portata planetaria. sommerso ma ben radicato anche nel nostro territorio”.